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— Oh! io non giuoco mai per divertirmi.
— Giuocate dunque per carpire l’altrui denaro?
— Precisamente... questo è lo scopo di tutt’i giuocatori.
Tanta stoica franchezza divertiva gli astanti, e facea la disperazione di Amedeo.
— Sicchè, ripigliò questi, che somma intendete giuocare?
— Non meno di mille napoleoni alla partita, rispose freddamente Oliviero.
Gli astanti impallidirono e si guardaron l’un l’altro — Amedeo avea ricevuto un colpo di pugnale al cuore.
— Voi celiate, signore!
— No, signore, giammai non ischerzo.
— Ma questa è una somma enorme... è la fortuna d’una famiglia.
— Per me, è quando spendo talvolta per cavarmi un capriccio... Insomma, volete giuocar questo denaro?
— Ma io non ho addosso simil somma.
— Poco importa, mi farete, se vinco, un’obbligazione legale.
Amedeo restò qualche tempo in silenzio, e quindi con voce risoluta, disse:
— No, non giuoco.
Oliviero si alzo contento del suo trionfo, e gittò sul cavaliere uno sguardo di disprezzo — Poco stante, ritiravasì nella stanza che il Marchese gli avea preparata.