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fidanzato di Beatrice fu sommamente sorpreso a questo invito, che ei mai non si aspettava dovergli esser diretto dal medico inglese; ma non potea ricusare, senza offendere tutte le leggi del viver civile e costumato, e ferire in pari tempo l’amor proprio del marchese Rionero, il quale sembrava cotanta deferenza mostrare verso il forestiero convitato. D’altra parte, un lampo di gioia brillò nei suoi occhi, pensando che forse la congiuntura gli si porgea di far umiliare quell’uomo, pel quale tanta antipatia internamente nutriva.
— Accetto l’invito, rispose il cavaliere.
Entrambi si sedettero ad un tavolino — Il Conte, Beniamino Lionelli ed altri fecero cerchio intorno ai due giuocatori.
— Che cosa giuochiamo? chiese Amedeo.
— Quello che vorrete, rispose l’inglese.
— Un napoleone alla partita, così, per divertirci, disse il cavaliere, il quale credeva avere umiliato con quella proposta il suo avversario, che all’apparenza pochissimo agiato mostravasi.
— Oh scusate, disse Oliviero, non gioco questa moneta.
— È troppo forte per voi, n’è vero? sciamò Amedeo, felicissimo di aver data questa umiliazione all’inglese.
— No, è troppo tenue; non perdo il tempo per così poco.
Amedeo fu atterrato.
— Come! Se si tratta semplicemente di passar la serata!