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O Sorrento, vetusta figlia di Venere tu più non additi ora al commosso viaggiatore che l’annosa quercia, sotto la cui ombra veniva a sedersi il giovinetto poeta nella mesta ora del tramonto. Or, sotto quella quercia s’intrecciano nella domenica le liete danze delle gioconde forosette al suono de’ liuti e delle nacchere, e si abbandonano alla spensierata allegria ispirata dalla giovine età e da quel cielo, che abbellisce e colora finanche la sventura.
«Aitisi tout change, ainsi tout passe:
«Ainsi nous mêmes nous passons,
«Hélas! sans laisser plus de trace
«Que colte barque, où nous glissons
«Sur cette mer où tout s’efface1.
II.
beatrice
Erano le 7 del mattino d’una domenica di settembre 1844. In un viale di acacie, posto nel mezzo di graziosa villa di un casino di Sorrento, passeggiava a lenti passi una giovinetta: mentre sovra un poggio di marmo era seduta una donna di matura età occupata a leggere.
Questo casino è situato a manca in sul cominciar della strada Isabella: una villetta all’inglese gli giace al fianco sinistro, interrotta a quan-