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qui sarebbero importantissime: un modulo si potrebbe avere dai merli qualora fossero distribuiti in scala e non solamente in modo dimostrativo, come qui fu praticato: io pertanto suppongo che sia modulo la caponiera, e che abbia, compresi i muri, larghezza di metri 4, la quale non è certamente esagerata. Sarebbe perciò la cortina lunga metri 60: il fianco ritirato, metri 10 (nel baluardo a sinistra): lo stesso colla sua prolungazione, o corda dell’orecchione, m. 23: la faccia, sino al nascimento dell’orecchione, m. 32: la linea di difesa, m. 90: l’angolo fiancheggiato di 143°, e quello del fianco di 110°. Le altre parti della difesa sono abbastanza spiegate dal disegno stesso: dirò solo dei diamanti, o buche di lupo, posti a difesa dell’orecchione e del fianco ritirato, come nelle fortezze moderne.
TAV. XXXIV. Fortezza di pianta triangolare, nella quale il fronte bastionato, con tutte le altre difese, è affatto simile a quello disegnato nella figura antecedente. Il rivellino, formato qual è di tre torri bastionate, deve essere in una ragguardevole scala, ed attenendosi a supporre soli 10 metri di larghezza a ciascuna torre, compreso il parapetto, ne risulterebbe la linea di difesa lunga circa m. 125. Ma qui pure debbo ripetere non essere questi disegni che dimostrativi, e quindi esservi inesattissimamente conservati i rapporti delle parti. La forma data alla casamatta nel dentrofosso la rende meglio capace di venir difesa dalla strada coperta, e di difenderla vicendevolmente dal suo terrazzo.
TAV. XXXV. Fig. 1. Fortezza di pianta triangolare. Ha una porta sola, posta in un fianco ritirato, ed alla quale un diamante serve di fosso. Supponendo la caponiera larga, compresi i muri, metri 5 (onde la casamatta riesca di sufficienti dimensioni), ne risulta la cortina lunga m. 72. Il modo di difendere i fianchi con poca spesa, risaltandovi un solo dente protetto da un orecchione, trovasi in qualche fortezza del XVI secolo: per figura, nella terra di Radicofani in Toscana. Per le altre parti vedansi le dichiarazioni precedenti; solo si osservi che, oltre il parapetto, è anche segnata la banchina, e per conseguenza il forte è tutto terrapienato.

Fig. 2 ridotta a 1/2. Porzione di un pentagono bastionato. La mancanza nonchè delle misure, ma anche di tutte quelle parti secondarie, le quali non potendo essere minori di una dimensione fissa, forniscono in tale occorrenza un modulo universale, m’impediscono di poter parlare del ragguaglio tra le singole parti della

magistrale: però, la semplice ispezione ci ammaestra che l’autore in questa figura facendo più lunga la cortina si accostò meglio ai sistemi degl’ingegneri che vennero dopo. La linea di difesa vi comincia dal terzo della cortina. Notisi pero che sì in questa che nelle altre figure codesta linea vi fu segnata da me prolungando sull’originale le linee delle faccie dei bastioni, onde dare al disegno maggior chiarezza.

Fig. 3 ridotta a 1/2. Porzione di un fronte sopra una retta di lunghezza indefinita. Vi si notino le cortine rientranti coperte da rivellini con semigole saglienti, fianchi ed orecchioni, come quelli proposti mezzo secolo dopo nel sistema dell’Alghisi.

TAV. XXXVI. Fig. 1 (dal f.o 55 verso del codice membranaceo Saluzziano I, di Francesco di Giorgio). Nella camera della mina sta scritto CHAUA, ed al funicello a capo alla galleria FUNICHOLO. Il testo unito a questo disegno è riportato nell’articolo I della Memoria V, dove ne va pure unita la spiegazione.

Fig. 2 (dal f.o 58 verso del codice De bellicis machinis di Paolo Santini, lib. VIII, titolo De roca ruenda). Ridotta a 5/8. Il testo corrispondente vedasi nell’articolo I della Memoria I. Questo disegno il Santini lo tolse da quello fatto pochi anni prima da Jacopo Mariano Taccola, e che si conserva nel suo codice in Venezia: nel disegno del Taccola, il di cui testo è riferito al luogo citato, il sistema è perfettamente identico; varia solo la forma della rocca che è quadrata, ed include una casa con bertesca alzata ed un’alta colonna corintia clic rovina spezzata: innanzi alla porta sta un chiuso.

Fig. 3 (dal f.o 66 verso dell’Opusculum de Archtectura Francisci Georgii Senensis: codice della biblioteca del Re in Torino). Non porta testo alcuno: solo allo strumento che sta innanzi alla camera della mina è scritto BOSOLA. Le linee che contornano la figura vi stanno per dimostrare abbondantemente le operazioni da seguirsi per indirizzare la mina e ricavarne la camera perpendicolarmente sotto un dato punto. Vedasi l’articolo I della Memoria V.

Fig. 4 ridotta a 1/2 (dal f.o 6 del codice Senese di macchine di Francesco di Giorgio). Di questo disegno io non riferisco che la parte inferiore rappresentante la galleria e la camera, la quale ultima è figurata in sezione da quel trapezio, e deve essere in forma di cono od a meglio dire, di piramide capovolta: come dice l’autore stesso: «La ultima caua che rimane doue è la poluare, uole essare larga in bocca e stretta