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74 vita

CAPO. VII.

Il Duca di Calabria scrive ancora alla Signoria di Siena per riaver Francesco, ma inutilmente. E’ eletto al supremo magistrato di Siena. Nuovi eventi di Montepulciano. Lavora di plastica e getta in bronzo. Pare che andasse di nuovo in Urbino. Gli operai del duomo di Siena gli allogano alcune opere. Sua morte. Sua vita civile e domestica. Suoi discepoli.


Nelle citate lettere scritte dal duca Alfonso ai governanti di Siena, abbiam veduto com’ei si lagni della troppo sollecita partenza di Francesco, per la quale molte provvisioni che pure necessarie erano, non avevano avuto termine: motivo di tanti lavori egli adduceva il sospetto de’ Turchi, taceva il timore de’ propri baroni, la niuna fiducia ne’ principi italiani. Ora un ben altro motivo di provvedersi e munirsi occorrevagli: Lodovico il Moro adoprava presso Carlo VIII di Francia sue arti per muoverlo al conquisto del reame di Napoli, e contro tanta potenza nissuna cura per la difesa loro doveva parer troppa a Ferdinando e ad Alfonso: quindi in essi la brama di riavere per la spedizione degli edifici e fortezze principiate quell’ingegnere che otteneva in Italia maggior grido di eccellenza nell’arte sua, e che, stato altre volte a servire gli Aragonesi nelle cose di architettura militare, e sempre da essi ricercato, doveva di necessità avere profondissima cognizione di tutte le fortezze del regno, secreto gelosissimo di ogni stato; quindi io argomento che se Francesco, chiamato come fu a Napoli nel 1493, vi fosse andato, non sarebbe certamente ritornato in patria a piacimento suo, sì pel bisogno che ne avea Alfonso, sì perchè troppe cose ei sapeva. Per altra parte, quanta fosse nel re di Napoli l’importanza di ottenere il nostro ingegnere, altrettanta erane ne’ reggitori di Siena di non concederlo, e per bisogno proprio, e per scansare presso il re di Francia la taccia di aver fornito al di lui nemico un aiuto di tanto rilievo, e tanto più che per essere, dice il Guicciardini (1), quella città

  1. Istorie, lib. I, cap. IV, pag. 122.