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occupasse il suo tempo; uno ve n’è dell’anno 1491, contenente una partita a riguardo di Jacopo Cozzerelli, nella quale con Pandolfo Petrucci, Paolo Salvetti, e Paolo di Vannoccio Biringuccio padre del pirotecnico, vi è pur menzionato Francesco. Poco stante ebbe un’altra chiamata per parte di quell’uomo che nella Italia inferiore, come Lodovico il Moro nella superiore, godeva maggior rinomanza pel poter suo, e dava quindi maggior fama a chi da lui fosse invitato ed impiegato: dico Alfonso duca di Calabria figlio del re Ferdinando. Aveva già questi avuto al suo soldo Giuliano da Maiano architetto civile e militare, come tutti di quella età, il quale eragli morto nel 1490; volle perciò avere un altro Fiorentino, ne scrisse a Lorenzo de’ Medici, il quale procurò d’inviargli Luca Fancelli, ma questi troppo occupato in Mantova, non vi andò. Allora avrà pensato Alfonso all’ingegnere Senese ch’egli già doveva conoscere e di fama e di persona per la sua dimora in Siena nel 1480, e per le sue relazioni colla corte Feltresca, ai consigli della quale ed ai disegni somministrati riconosceva il Duca doversi la presa di Otranto (1). Scriveva il Duca in questi termini alla balìa di Siena (2):

Magnifici domini amici mei carissimi.

«Noi haveriamo per alcuni nostri designi grandemente bisogno per alcuni dì di Maestro Francesco architecto de questa Magnifica città de Sena. Et secundo m’è facto intendere luy veneria, si non fosse obligato servir le Magnificenze V.; o quando quelle li donassero licentia. pregamele dunque et stringemo, quanto più possemo, che per amore nostro vogliono donar licentia al decto maestro francesco che possa venir quà ad noi insieme con lo magnifico Neri Placido che pò

  1. Lettera di Alfonso a G. Albini. «Li fareti intendere (al D. Federico, nel 1481) che sempre lo havemo tenuto come patre et per maestro: ma de presente li restamo obbligati, perchè cognoscemo havere pigliato Otranto mediante li designi et insegnamento che havemo havuti dalla S. S.» (Lettere e memorie de’ Re Aragonesi raccolte da Ottavio Albini, pag. 38). L’ingegnere inviato da Urbino alla guerra d’Otranto, era, come si è detto, Scirro, ossia Ciro da Casteldurante.
  2. Arch. cit., filza 2. Gaye, doc. CXLI.