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e trovandosi Lorenzo fare e disporre del papa quello che vole, e choncrudono questo che Lorenzo à hogi più avisi lui degli stati d’Italia che nisuno altro potentato. Apreso darò acieno da gubio (darò cenno di Gubbio), dove questa note a dì 26 so arivato e fatto qui molte provvisioni sechrete; e questa matina è tornato miser giovani da spuleto, el quale è molto chosa del governatore; dicie chel governatore aspetava miser domenico doria e che voleva venire a perugia. come vostre spectabilità sano, adesso non è tempo da chanpegiare, ma poria esare qualche tratato. io mi chredo chel sia molto meglio lo esare gieloso che cornuto. e per esare informato apieno deltuto ho mandato a perugia e achastello, e sichondo lo cose suciedarano, ne darò aviso. So le spectabilità vostre saranno prudentissime a stare vigilanti; per bene che io stimo una chosa sì scoperta non sia nulla, pure el temere e provedere non si può erare, so io ho tediato le spectabilità vostre mi perdonarano, rachomandandomi sempre a quelle. In agobio a dì 28 di gianaio 1488.» (89 dell’anno comune).

D. V. S. Francesco di Giorgio.


(Direzione) «Agli spectabili hofitiagli di Balia della Mag. Ciptà di Siena.»

Io ho qui riportata molto volentieri questa lettera, la quale in linguaggio famigliare ci presenta le dubbietà della repubblica di Siena sospettosa dei potenti e mal fidi vicini; e chi la scrisse bene poteva chiamarsi zelante della patria, quantunque mi paia che Francesco compia qui le parti di buon cittadino ad un tempo e di celato oratore di Guidobaldo. In risposta, accenna il Romagnoli due inintelliggibili scritte, dalle quali solo si raccapezza che l’artista fu nel febbraio richiamato a Siena, e vennevi, ed ebbe carico d’ingegnere d’acque per deliberazione del collegio di Balìa (1488 tom. XXXIII, c. 89), colla quale fu decretato «che la fonte di Follonica colle ragioni appartenenti al Comune si donna a Francesco di Giorgio architetto»: ne furono operai Andrea Piccolomini e Nicolò Borghesi.

Intanto la rivoluzione operata in Siena dal concorso di tutti i Monti non poteva impedire che i pochi sbanditi non tentassero i castelli della