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morti con Stefanino Doria genovese loro capo. Meschine baruffe, vergogna d’Italia, e che agli straziati altro non apportarono che il dileggio di tutti, ed è mirabile che neppur i prolissi diaristi del tempo, nè il Benci nella Storia di Montepulciano non ne faccian motto. Temevano però Sanesi e Fiorentini che il fuoco appiccato non causasse maggior incendio, e vi s’interpose Lorenzo il Magnifico, mandandovi il giureconsulto Antonio Malegonnelle assistito da un architetto, e dalla parte di Siena Francesco di Giorgio col celebre dottore Bartolommeo Sozzini. Leggesi nel citato copialettere n.° 112: Adì 10 ottobre Mandiamo l’architectore per disegnare il loco della lite. Egli vi andò, e si ha di suo pugno una lettera scritta da Chianciano 16 ottobre 1487, agli ufficiali di Balìa circa quegli affari, la quale io qui non unisco per essere di poca importanza (1).

Quindi in lettera diretta da’ Sanesi agli uomini di Chianciano, leggesi: «28 ottobre: Appresso abbiamo visto el modello fatto costì per Francesco di Giorgio». Ed in altra del 30 ottobre scritta dagli stessi agli Otto di pratica di Firenze: «Ali giorni passati mandammo per parte nostra lo architecto a Chianciano dove essendosi abocato co lo vostro a loco della lite, ed essendo ricerco dal nostro di fare el modello insieme, li rispose da le S. V. non haver tal commissione». Rispondevano gli Otto alla repubbbca di Siena (30 ottobre) dicendo essere fatto il loro modello, ossia mappa di Montepulciano, e volendo che la discussione fosse trattata in Firenze. Nè l’affare ebbe lì termine, chè in altra lettera di Antonio Giordani alla Balìa di Siena (18 dicembre 1493) dice esser egli andato sul luogo a studiar le ragioni. «Es-

  1. Vedasi presso il Gaye, vol. I, n.° CXX, e quindi più correttamente nella prefazione al volume suo II, pag. IX. Darò invece, come inedita, la seguente scritta dai Fiorentini ai Sanesi (Riform., filza LV). Magnifici domini fratres socii et amici nostri carissimi: «Lo architectore nostro parte domattina senza mancho per essere subito col vostro per fare la opera del disegno. La prorogatione del compromesso non possiamo fare noi come sanno le S. V. ma bisogna la facciano Montepulcianesi: et però habbiamo scripto loro et aspecteremone la risposta, la quale come haremo, significheremo allo S. V. ad cio che la prorogatione si faccia hinc inde in quel modo che si conviene. In somma noi siamo parati non mancare in cosa alcuna dal canto nostro per lo assecto di questa controversia». Ex Palatio Flor. die XVI Octobris 1487. Octoviri Pratice Reipublice Florentine.