Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/29


di fr. di g. martini. 9

pel luogo natio sono sparse quelle pagine de’ suoi Commentari, uno fra i migliori monumenti letterarii di quella età, nelle quali ne cade discorso. Pio stesso (è ben noto che opera sua e non del Gobelino sono quegli scritti) si estende in sì minuta descrizione di quelle fabbriche che nulla lascia a desiderarvi (1), e se il volger del tempo perverrà una volta a distruggerle, basteranno le parole di Enea Silvio a farle vivere eternamente come se intatte fossero. La prima descrizione si aggira circa il palazzo Piccolomini; viene quindi alla cattedrale la quale egli stesso volle di uniforme altezza nelle tre navi (2): parla quindi della canonica, dell’episcopio e della casa della magistratura: della piazza circondata di nobili edifici, e finalmente dei palazzi cominciativi da chi più amava essergli grato. Il computo fatto dall’architetto non era che di otto o dieci mila scudi d’oro: ma la spesa oltrepassava già i cinquanta mila. Multa adversus architectum Pontifici suggesta fuerant, qui et infideliter egisset et errasset in aedificio..... Bernardus hic erat natione florentinus, absentem cuncti lacerabant. Il buon Pio non che rimproverarlo, lo ringraziò e regalollo.

Il Vasari aveva nella prima edizione taciuto delle fabbriche di Pienza; le attribuì nella seconda a Francesco di Giorgio: io veramente non credo che ai Sanesi, che scrissero di questo artista, fossero sconosciuti i Commentari del massimo loro concittadino, e la menzione che fa del Bernardo fiorentino: di più, e’ sapevano quanto Francesco stesso (codice Magliabechiano f.o 52 r.o) aveva scritto, avvertendo che i fondamenti in suolo instabile causano rovina dell’edifizio, come avvenne a Pienza città in Toscana, dove per la medesima inavvertenza un edificio, bellissimo tempio, tutto si aperse; ma e’ non seppero togliere al loro architetto l’onore di quelle vaste costruzioni, quantunque le citate parole suonino chiaramente ch’ei non v’era per nulla, che se quell’edificio lo avess’egli architettato, non avrebbe certamente mancato di dichiarare che della rovina ei non aveva colpa.

Scoprì l’errore il prof. Del Rosso (3), e dopo lui il Romagnoli ed il

  1. Pii II Pont. Max. Commentarii. Romae 1584, lib. IX, pag. 425, 433.
  2. Pag. 430: Tres (ut aiunt) naves aedem perficiunt, media latior est, altitudo omnium par: ita Pius iusserat, qui exemplar apud Germanos in Austria vidisset.
  3. Lettere Antellane sopra le opere e gli scritti di Francesco di Giorgio Martini. Roma 1823, lett. II.

2