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268 | trattato |
faccia volta verso la campagna, ma per fianco. Sesto, che ogni porta abbia le offese e difese per fianco, più che è possibile. Settimo, che l’entrata della porta sia sempre sepolta e bassa, sicchè andando a quella sempre si scenda, e uscendo si ascenda. Ottavo, che la porta sia bassa e stretta, salva la debita proporzione, acciocchè manco sia offesa di fuori, e di minore guardia e così di maggior fortezza sia. E perchè a voler esplicare con parole ogni minima differenza, bisogneria abbondare in parole superflue, mi riferisco al disegno (tav. VII. 8, 91).
CAPO XI.
Dei ponti levatoi e corritoi.
I ponti si possono fare in più modi, dei quali alcuna volta uno, e alcuna volta un altro sarà più utile, secondo varii luoghi e occasioni2. In un modo principale, facciasi un ponte il quale sia ascoso nella grossezza del muro, e sotto quello nel muro siano più rulli stabiliti, sopra dei quali il ponte passi entrando e uscendo del muro per forza del rocchetto, essendo il ponte dentato da un lato, come appare disegnato (tav. VII. 1). Il secondo facciasi un ponte della forma degli altri comuni, dipoi si congiunga con la catena, e con questa parte se ne applichi un’altra con gangheri e doppie o cardini, in modo che sia mobile: sotto la congiunzione delle due parti si metta due legni sfacciati, grossi un palmo, in forma di triangolo scaleno, per i quali senza altro posamento, il ponte calato che sarà, stando sospeso, e non posando dall’altra parte sosterrà il peso: e questa seconda parte a questo fine è giunta, acciocchè quando si tira su il ponte, quella parte aggiunta traendosi su per una carrucola fermata nella sommità della doppia catena, congiungendosi con la prima facilmente indietro si tira: il quale quando fusse tutto d’un pezzo in un grande diametro, come presuppongo questi deversi esercitare, saria assai sinistro e incomodo (tav. VII. 6). Terzo,