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libro v. 267


CAPO X.

Delle mura e porte.

Il fondamento delle mura debba essere in fondo del fosso, dipoi tirato con alquanto di scarpa insino a due terzi della sua altezza. Il muro sia grosso secondochè il terreno fusse tenace e fermo, perocchè quando fusse tufo, pietra o terreno fermo, saria bastante la grossezza di piedi 3 in 4, ma quando il terreno fusse lubrico ed instabile, debba essere maggiore la sua latitudine secondo la instabilità del terreno la quale l’architetto debba considerare, e in questo caso il muro con più contrafforti debba essere fortificato: e bisognando maggior forza siano i contrafforti archeggiati l’uno verso l’altro in forma di semicircolo, e questo si faccia insino al piano e sommità della terra: dalla quale in su sia il muro grosso piedi 18 in 20, alto piedi 8 o 10, secondo che per coprirsi fosse necessario, e con i medesimi ricinti, gole e bastoni che è detto di sopra per li torroni, e sopra a questi siano i merli con beccatelli e parapetti, con le parti e condizioni dette di loro di sopra.

Ma perchè nelle mura si fanno le porte, le quali hanno bisogno di grande magistero ed avvertenza, perocchè essendo male fabbricate, quelli della rocca o fortezza non le possono usare sicuramente, e per difenderle è necessario fare più ripari di grande fatica e custodia, e infine di piccola e frivola difesa, mi pare conveniente dichiarare alcune parti che si richiedono alla perfezione d’esse: dipoi alquante altre più particolari, per fuggire il lungo parlare, manifesterò col disegno (tav. VII. 8, 9).

Prima, dico adunque si debba fare le porte in quella parte della fortezza che manco può essere da bombarde offesa: e con questo abbia più libera e sicura uscita e entrata per quelli dentro che si può. Secondo, che innanzi ad essa sia un rivellino, con le parti assegnate di sopra. Terzo, che la porta non sia semplice, anzi abbia più entrate reverse, secondo la possibilità di chi edifica, prima che alla principale ed ultima porta della fortezza si pervenga. Quarto, che nissuna porta sia incontro all’altra. Quinto, che la prima entrata non sia mai per