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260 | trattato |
delle sue parti, questa seconda parte principale è da dividere in sette particule. Nella prima è da determinare delle condizioni che si ricercano ai fossi. Nella seconda, come i rivellini devono essere formati. Nella terza, delle parti convenienti ai torrioni di fuori alle mura. Nella quarta, dei capannati, difesa nuovamente inventata, e trovati per resistere alle bombarde. Nella quinta, delle mura. Nella sesta, dei ponti levatoi e corritori. Nella settima e ultima, delle torri principali dei castellani.
Quanto alla prima, è da sapere che i fossi tanto sono migliori quanto più larghi e profondi sono: ma l’altezza loro ragionevole è dai 40 in 50 piedi; la larghezza è da 80 in 100; e possono in diversi modi essere fortificati. I fossi fatti semplici devono avere il ciglio grande e lato1, distante alquanto dal fosso in forma di triangolo scaleno, con la dependenza causata da una linea e superficie diritta. E le cagioni della sua distanza sono due. La prima, che se il ciglio insino al fosso diritto pervenisse, non piccola parte di quello della sua estremità caderebbe dentro nel fosso, dove il ciglio si diminuirebbe, e il fosso ancora si empirebbe: la seconda cagione principale è, che quanto l’altezza del ciglio è più distante dal fosso, tanto maggior parte delle mura copre e difende dalle macchine: non debbano però essere tanto dilunge dalle offese della terra o fortezza che quelli di dentro non ne possano essere signori benchè gl’inimici fossino intorno, ma la sua distanza è dalli 18 in 22 piedi.
Questi fossi semplici in più varie forme possono essere fortificati, delle quali alcune (per non gravare la coscienza mia) tacerò: perocchè, senza dubbio, con poca difficoltà si possono in modo formare che inopinatamente a grande moltitudine di uomini fariano in un punto terminare la vita.
- ↑ Ciglio è qui lo spalto. Vedi la Memoria III, capo 1.
servava vedute dagli antiquari degli ultimi secoli (Nardini, Roma antica, lib. VI, cap. IX), dà la pianta il nostro autore, benchè di fantasia in gran parte, al f.° 85 v.° del cod. de’ monumenti architettonici col titolo: hedifitio per magior parte ruinato dicesi el tempio di Minerua achanto a la Minerua. Una simile descrizione del fondare con archi di tutto circolo è data dal Marchi (cod. Magliab. lib. III, 81), e da Girolamo Cataneo che vi aggiunge la figura (Dell’arte militare, lib. I, cap. 2 ).