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libro v. 253

Similmente, oltre la prudenza e giudizio suo, qual capitano fu mai, che secondo diverso opportunità maggiore sollecitudine e prudenza usasse che questo veramente di virtù Ill.mo Principe? Il quale ottimamente giudicando e presto sovvenendo al bisogno, quelle laude a lui meritamente si debba attribuire, quale recita messer Francesco Petrarca nei Trionfi a Claudio Nerone convenirsi1. Non voglio tacere che la misericordia e non simulata pietà che non solo dei militi suoi ma dei nemici, e dopo la vittoria e innanzi aveva: perocchè innanzi alla mente sua erano sempre quelle parole di Cesare scritte nei Commentari suoi, quando in Spagna potendo i concittadini suoi per coltello debellare, con ogni diligenza e industria cercava per via di vittuarie convincerli, dicendo di se medesimo movebatur etiam Caesar misericordia civium, quos interficiendos videbat2. Nelle espugnazioni delle città servava l’onestà e onore delle donne, quelle a Dio offerendo, come fece Publio Cornelio Scipione della sposa di Lutio3 principe dei Celtiberi, quella a lui inviolata donando. Dall’altra parte clarissimo oratore, sottilissimo filosofo naturale, insigne morale, esperto e ingegnoso matematico, al quale la medesima laude iustamente si può attribuire che Quintiliano nel decimo De institutione oratoria a Giulio Cesare dice convenirsi, cioè che si tantum foro vacasset non alius cantra Ciceronem, Platonem, Aristotilem aut Euclidem ponendus esset4. Liberale e clemente sopra gli altri, non pretermettendo la giustizia. Non posso pretermettere la magnanimità sua che per gli edifizi per lui fabbricati e ordinati si dimostra: della quale io no posso dare vero giudizio; perocchè, per umanità di sua Signoria, come figliuolo amandomi teneramente, in un medesimo tempo a me aveva commesso cento e trentasei edifizi5, nei quali con-

  1. Trionfo della fama, capo I. Egli ebbe occhi al veder, al volar penne.
  2. De bello civili, I, 72.
  3. Detto Aluccio da Livio (XXVI, 50) e Luccio da Plutarco.
  4. Lib. X, cap. I, 114. Le edizioni leggono più ragionevolmente: vero Cæsar si foro tantum vacasset, non alius ex nostris contra Ciceronem nominaretur: Ma qui il buon Cecco volle riunire quanto a lode di Federigo detto aveva a capo il periodo.
  5. A noi pare incredibile la copia degli edifizi che allora ergevansi dai principi italiani: di Sigismondo Malatesta narra il Valturio come in poco più di quindici anni di regno avesse innalzato grandissimo numero di rocche, chiese ed edifizi di ogni genere.