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libro v. | 247 |
La decima e ultima chiamata Scoppietto, lunga piedi 2 in 3; la pallotta (di piombo) dramme 4 in 61 (tav. IV, 7, 8).
E di questi simili instrumenti ogni giorno si è trovato e trova più varie invenzioni traenti ad un medesimo fine2.
Ma per più chiara intelligenza delle predette specie, è da sapere che a tutte si ricerca tre condizioni senza le quali non può essere perfetto l’instrumento. La prima, che la tromba sia per tutto di eguale vacuità, sicchè i circoli del vacuo suo per tutto siano eguali, e le linee tratte dal primo all’ultimo fine siano dirette parallele ovvero equidistanti, toccando per tutto i circoli intermedi: perocchè quando fussero i circoli della estremità maggiori degli altri, la palla quando da una parte, quando dall’altra declinerìa. La seconda condizione è che il foro d’onde entra il fuoco sia piccolo e sopra l’ultima estremità del vacuo della gola, acciò in dietro non rimanga alcuna vacuità. La terza e ultima, che il vacuo della gola ovvero coda sia sempre più angusto uniformemente verso il foro del fuoco e parte posteriore dell’instrumento, in modo che il diametro dell’ultimo circolo del vacuo della gola sia la quinta parte minore del primo. E queste due ultime condizioni la maggior parte tolgono dell’impeto che causa la bombarda indietro, e similmente per l’altezza il concone più fortemente serra3 la proporzione della polvere che è conveniente di dare ogni volta alla bombarda. Segue quella del peso della pietra, ovvero la specie dell’instrumento4: perocchè alle bombarde, mortari, comune, mezzane, cortane si debba dare 16 libbre di polvere per 100 libbre della pietra loro: alli passavolanti, basilischi, cerbottane e spingarde 10 per 100: agli archibusi 50 per 100: agli scoppietti 8 per 10, ovvero pondo eguale. Onde la prima proporzione è subsextupla-sexquiquarta, la seconda subdecupla, la terza subdupla, la quarta subsexquiquarta ovvero di egualità.