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libro v. | 245 |
CAPO I.
Delle artiglierie.
I moderni nuovamente hanno trovato1 un instrumento di tanta violenza, che contro a quello le armi, gli studi, la gagliardia poco o niente vale, e che più è in piccolo tempo ogni fortezza di muro, ogni grossa torre si ruina e getta per terra, e certo tutte le altre macchine antiche, in rispetto di questa potentissima chiamata Bombarda, vane e superflue si possono appellare: l’impeto della quale solo per quelli è credibile i quali con gli occhi lo comprendano, perocchè più veloce è il moto della pietra impulsa da quella, che non arrivi l’orrendo strepito da quella causato alle orecchie de’ circostanti. Similmente nelle battaglie campestri applicato quest’instrumento, oltre al terrore per il suo tonitruo causato, con tanta violenza la pietra trasporta, che facendo strage degli uomini spesse volte bisogna la vita miseramente abbandonare a chi con sua forza e ingegno vincere e debellare ogni provincia e regno saria stato sufficiente; onde non senza qualche ragione da alcuni non umana ma diabolica invenzione è chiamata.
E benchè di tale instrumento il fondamento sia una materia, un agente e un modo di procedere a varie offese: nientedimeno, siccome al presente si vede manifestamente, sono trovate diverse figure in lunghezza e diametro, delle quali forme non mi pare impertinente al presente determinare, perchè ad una medesima scienza s’aspetta considerare dell’uno e dell’altro contrario, secondo la sentenza di tutti i filosofi, siccome la medicina considera le cagioni del morbo, e così eziandio delle cagioni della sanità principalmente fa menzione; similiter in quest’arte nostra è conveniente non solo considerare di questo instrumento per ostare a quello, ma anco per ostare con quello. Sono adunque queste le specie principali di questa macchina.
In prima la Bombarda di lunghezza comunemente di piedi 15 in 20: la pietra sua di pondo di libbre 300 in circa. In altro modo si può
- ↑ Vedasi la Memoria II, cap. I.