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libro v. 243

in segno dell’impero divino, alcuno sia a molti altri preposto. Secondo, per ragione dell’ordine, senza il quale in ogni moltitudine confusione si trova. Terzo: perocchè la natura intendendo fare prima perfetto l’universo che alcuna delle sue parti, produce tanti gradi di perfezione nelle creature, quante la natura creata può sopportare; da questo segue molti uomini al mondo sopra degli altri, alcuno in una prerogativa alcuno in altra essere eccellenti: e molti altri in maggior numero ad ogni sottile esercizio, governo o dominio essere inetti: e per conseguente, di questi alcuni superiori e altri inferiori, alcuni dominare altri dominati debbano essere. Quarto, per ragione della utilità, imperocchè non è potente un uomo provvedersi e tutte quelle cose operare le quali alla necessità ed al bene essere del viver suo si richiedono, onde bisogna che alcuni ad una, altri ad altra opera si diano, acciocchè l’uno per l’altro sovvenuto possa essere; essendo adunque fra i detti esercizi alcuni che grand’esperienza, assiduità e ingegno cercano, molti altri bassi e grossi che senza gran corporale fatica conseguire non si possono, è necessario che quest’inferiori siano a quelli superiori sottoposti. Quinto e ultimo, per ragione di necessità di bene e beatamente vivere: perocchè la fragilità degli ingegni umani proclivi alle inordinate operazioni è tale e tanta, che la maggior parte quella seguendo, come via più facile (secondo la sentenza d’Aristotile1 nell’Etica sua), ogni laudabile opera pospongono: onde, acciocchè il numero di questi improbi non abbia a moltiplicarsi, e il giusto vivere della ragione a pervertere: e così per contrario, quelli che ai virtuosi studi e opere si dessero, siano rimunerati: è necessario alcuni principi reggenti dalla immensa prima cagione essere stati costituiti e preposti, secondo la sua giusta ma incomprensibile volontà, a questo fine, che per quelli in terra, come per instrumenti e ministri si desse luogo alla giustizia temporale...... Per questo il principe non solo di giuste leggi debba essere ornato, ma di arme decorato, acciocchè per ogni tempo e di guerra e di pace, possa la giustizia amministrare, come si testifica nel principio dell’Instituta2.

  1. Ethicorum ad Eudemum lib. I in principio. Trattato creduto allora di Aristotile.
  2. Sono le prime parole del Proemio alle istituzioni di Giustiniano.