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218 | trattato |
dalla ragione naturale indotti, la quale come insufficiente senza aiutorio in molte parti mancava. E se tanto più ornato e perfetto debba essere il luogo quanto è più degna la persona a cui è dedicato, seguita che senza proporzione alcuna ci doviamo ingegnare e sforzare di operare regolatamente nella edificazione dei templi più che in qualunque altra opera che alle cose mondane appartenesse.
CAPO I.
Parti esteriori dei templi.
Perchè la notizia delle parti, come già è detto, è necessaria alla cognizione del tutto, è conveniente e necessario dividere il tempio, di cui al presente è da parlare, in tre parti integrali, cioè esteriori, interiori e medie. Le esteriori sono di quattro specie, cioè vestibolo, portico, poggio e ante. Ma poichè, come dimostra Aristotile nel secondo della sua Posteriora, e nel secondo dell’Anima, e nella Metafisica1, e Cicerone in primo degli Offizi2 la sua sentenza seguendo, il principio di ciascuna cognizione è la definizione della cosa di cui si cerca l’intelligenza, per la quale definizione si dichiarerà la essenza e natura del definito: bisogna cominciare dalla definizione il parlare, acciocchè si possa sapere e intendere di quello che si disputa o tratta. È da sapere adunque che il vestibolo è un semplice tegumento e ridotto innanzi alle principali porte con due o quattro colonne, o veramente muri e finestre con archi tirati, o veramente volte, la cui altezza debba seguire quella del primo cinto della cella; ma la lunghezza sua può essere a beneplacito dell’artefice, salva però la debita apparenza; la larghezza sua piglia proporzione dalla lunghezza, perchè debbe essere i tre quarti della lunghezza, cioè in proporzione subsesquitertia.
Il portico è un ornamento di colonne con tetto o coprimento innanzi alle principali porte senza pareti laterali di muro: il quale è di due