culative scienze umanamente trovate ci dimostrano: per queste ragioni giudica per l’intelletto l’uomo essere più nobile di tutti gli altri corpi, e da quelli quasi per infinito distare. Così per opposto considerando quale sia il principio della vita sua, aumento, stato e decremento, e finalmente corruzione o morte, cose tutte eziandio ai vilissimi animali comuni: dall’altra parte la perfezione delle sostanze immateriali, l’altezza delle incomprensibili opere di Dio, le angustie e molestie e calamità che in ogni stato ad ogni uomo ed in ogni tempo insurgono, la inquietudine dell’appetito e volontà sua, la repugnanza che fra il senso e la ragione si trova (come di se ne scrive Paolo Apostolo: Video aliam legem in membris meis repugnantem1): l’appetito e volontà insaziabile di conoscere, di poter dominare, e ultimatamente di permanere in perpetuo, che per la amara memoria della morte necessaria spesse volte si rinnuova; dissimilmente da sè tutti gli altri animali avere più requie e tranquilla vita, forzato afferma se essere agli altri animanti inferiore, infelice e miserabile. Adunque conoscendosi in questo confino ovvero orizzonte, secondo il modo di parlare di più filosofi, costituito e locato, conclude e con le vili e con le eccellenti scienze avere affinità e consorzio: onde per conclusione tiene sè essere un piccolo mondo, perchè ha l’essere con le cose inanimate, ha il nutrirsi e crescere e governare con le piante, ha il sentire con i bruti, e ultimatamente la ragione e l’intelletto con gli spiriti: intanto che dai Greci è chiamato Microcosmos, cioè piccolo mondo. Così adunque presupponendo l’intelletto umano essere incorruttibile, come afferma Cicerone nelle Tusculane2, Platone in più luoghi e specialmente nel suo Timeo, e Aristotile nel terzo dell’Anima3, si vede essere partecipe di vita sempiterna e vera beatitudine: e oltre a questo, come tutte le altre cose, essere stato prodotto da una prima cagione agente e ultimo fine, al quale bisogna pervenire, non essendo processo infinito nelle cagioni, come dimostra Aristotile nella sua Metafisica4. Questo medesimo tacitamente questo mondo con la sua
- ↑ Epistola ad Romanos, cap. VII, 23.
- ↑ Tuscul. disput. 1, 19.
- ↑ Lib. III, 4.
- ↑ Metaphysicorum, I, 3.