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206 trattato


CAPO V.

Delle parti delle colonne, e varie maniere di esse.

A maggiore notizia de’ capitelli, è da trattare del fuso ovvero stilo della colonna sopra il quale immediatamente si posa il capitello: dove è da sapere che questo fuso ha in se tre parti ragionevolmente, cioè tre recinti circoli ovvero periferie, delle quali la inferiore si chiama contrattura, e questa comunemente si dice gola o simisso1. Sopra di questa è un regoletto quadro chiamato acroterio, e quando balteo e quando benda: e sotto questo la somma strettezza chiamata ipotrachelio. Sopra di questo è locato il bastone da Vitruvio chiamato toro2, e sopra a questo immediato è posto e locato il capitello. Secondo il modo di parlare di Vitruvio nella lunghezza del capitello debba figurare il timpano, che volgarmente si appella campana, ornato come di sopra è detto di foglie, caulicoli, viticci e voluti: sotto i circoli di questi e sopra le foglie sono più cinti da formare: il primo è detto balteo, sopra a questo un altro chiamato fusarolo da Vitruvio, e di sopra un altro balteo, e di sopra il uovolo da Vitruvio chiamato echino, e i circoli figurati nell’altezza di queste sono da lui chiamati anelli, con le sue saette piramidali: e di sopra a questo si pone la tavola dell’abaco con la sua scozia, ovvero gola, con il regolo suo e bastone. E benchè la predetta descrizione di capitelli sia la più comune, non è però da pretermettere le altre diverse figure che per le ruine antiche in diversi luoghi ho disegnate e ritratte, e appresso alcuni di mia invenzione, dei

  1. La inferiore è l’apofice del sommoscapo, non gola. Il simisso poi, sagoma nuova che devesi all’ignorante traduttor di Vitruvio del quale (stante la rarità de’ codici) faceva uso il nostro Cecco, altro non è che queste male intese parole (lib. III. 2): Scapus imus in partes sex et semissem dividatur.
  2. L’apofice ripetuta, sotto nome d’ipotrachelio, una seconda volta nel sommoscapo: il listello detto acroterio: la campana, la quale si avverte essere parte da contarsi nell’altezza del capitello; la parola fusarolo usata da Vitruvio: e finalmente la totale confusione de’ capitelli dorico, ionico e corintio in uno solo, son cose anche queste derivanti dal pessimo codice italiano di Vitruvio studiato dall’autore, il quale per altro, siccome quegli che misurò l’antico, disegnò in margine capitelli scelti e belli assai e tra i migliori.