Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/215


libro iii. 195


Decimottavo: nell’estremità della terra si facciano più luoghi ed insieme per ammazzare e scorticare animali per il vitto dell’uomo1.

Decimonono: generalmente tutte le arti che in se hanno bellezza e decoro siano nelle principali strade e luoghi pubblici locate; e così per contrario quelle che in sè avessero qualche sporcizia, in luoghi segregati da queste.

Vigesimo: facciasi in più luoghi coperti della terra bagni, stufe e altre basiliche (sic) secondo la dilettazione degli abitanti.

Vigesimoprimo: a maggiore ornamento e perfezione della città e per fuggire ogni ozio e i suoi perniciosi effetti si faccia alcun teatro ovvero anfiteatro2, nei quali comedie, tragedie e altre favole o storie recitare si possa, e parimenti i giovani ed adolescenti in diversi esercizi agili possano divenire: e questi, secondo il mio giudizio, remoti dalle comuni parti, come accidentali ed estraordinarii, ed acciò che quelli che veder volessero, dell’esercizio partecipino.

Ultimatamente è da ordinare che tutte le dette parti siano alla città tutta corrispondenti e proporzionate, come i membri al corpo umano. E queste regole sieno sufficienti quanto alla generale notizia.


CAPO II.

Dei perimetri delle città, e della economia di esse ragguagliata al suolo.

Ricerca l’ordine dato di sopra il considerare delle particolari e proprie condizioni non competenti a tutte le città o castella, ma conseguenti le condizioni dei luoghi particolari e siti: dove è da vedere che la terra può essere edificata in alcuno de’ seguenti modi, cioè: tutta

  1. Ciò è perchè a que’ tempi i pecorai ammazzavano essi le minute greggie che portavano in città.
  2. I trattatisti del XV secolo troppo servili a Vitruvio parlano di teatri e simili edifizi quasi come di uso giornaliero: meglio avrebbero fatto a memorare quelli per le sacre rappresentazioni, avvegnachè rari, come quello di Velletri messo a stampa dal cardinal Borgia e quindi dal d’Agincourt.