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libro ii. 187

rivoli di nessun momento. Il tufo ha poca acqua por la sua densità, ma stillata e fredda. Il sabbione ha piccole acque limose e molto sotterra: la ghiara ha in se vene le quali trovate si perdono, in varii luoghi discorrendo. Il sabbione maschio, l’arena e il carbunculo hanno copia d’acque: ma nel sasso rosso e nella pietra selice sono più abbondanti che in altri luoghi1.

Ottima via di tutte le altre reputo quella degli esperimenti, epperò necessario è dichiararne alcuni. Vadasi adunque nei tempi caldi la mattina sul nascer del sole a quel luogo dove desideri trovare l’acqua, e inclinando il volto a terra verso l’oriente dove sarà l’acqua, vedrai apparire e nascere dalla terra certo vapore o nebula la quale pare che sia in continuo moto ascendendo e discendendo come se tremasse: e senza dubbio di perdere spesa, si può in quel luogo cavare. Per altro modo questo medesimo si può conoscere: quando è grande caldo, nel mezzo del dì si guardi la terra, e dove fusse l’acqua vedrassi l’erbe assai più fresche che in altri luoghi: e se fosse solcato e lavorato vedrassi il terreno più umido e traente al colore nero, come trae il terreno molle a rispetto di prima quando è secco. In altro modo dove vedi riverberare i raggi solari che più degli altri disgregano la vista, ivi sempre l’acqua si trova, perchè il raggio nel mezzo denso e diafano è più potente, come è manifesto ai periti in filosofia. In altro modo ancora, che pare opposto a questi, si conosce il medesimo: quando sono le nevi sopr’a terra, anderai al luogo determinato, e considera quella parte della terra che dalla neve è discoperta, ovvero dove è la neve molto più bassa e consunta che nelle altre (tolta via l’occasione dei venti), e sotto quella parte di superficie senza dubbio troverai l’acqua, perchè i vapori che dall’acqua ascendono per il suo calore consumano la detta neve. Altro più infallante modo e segno è nel tempo dei gran caldi: facciasi una fossa cinque piedi profonda e cinque lata, ed in essa si metta un vaso di terra cruda ma secca e un caldaro unto di grasso con la bocca volta verso il centro della terra, e una

  1. In nota al capo 8 del libro I ho già dimostrato che l’autore non aveva giusta idea della pietra selce (Lava basaltina), la quale è anzi spoglia di acque.