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libro i. 147

che di più diverse. Questa fu eziandio opinione di Catone Censorio1. Secondariamente è da considerare che la calcina di pietra bianca e non dura, al murare è assai utile. In più luoghi una specie di pietra trasparente si trova quanto l’alabastro, di più varii colori, la quale calcinata fa gesso. Il modo di cuocere questa pietra è questo: in prima, la fornace sua, ovvero ricettaculo, debba essere di piccola grandezza: secondo, il fuoco suo debba essere di materia rara sicchè sia poco attivo, cioè stoppioni, stipe sottili e sterco di bue, ed è da sapere che quanto la pietra è più lucida e bianca e manco tenace, tanto meno fuoco ricerca. Similmente quanto la pietra in sè è meno decotta, salva la debita misura, tanto è di maggiore tenacità benchè più difficile a polverizzare: e questa calce è conveniente ai lavori sottili, stucchi ed altri ornamenti: non resiste all’acqua, se non è mista con calcina, ed è da intendere che quando lavorato che fusse, un’altra volta si cocesse, migliore che in prima saria.

Una natura di pietra bigia in Toscana è detta albazano, della quale si fa calcina che in luogo umido fa miglior presa di tutte le altre, ed è di colore di cenere: ma in questa, bisogna avere avvertenza che immediate tratta dalla fornace sia spenta con grande quantità d’acqua, perchè la piccola quantità la incende e trasmutala a similitudine di arena; la sua mistione con la rena dei fiumi è due parti rena e una calcina: con le altre, tre parti arena, e una calcina.

La calce di spognosa pietra di tiburtino negro o bastardo all’arricciare e all’intonacare è più utile delle altre. La calce delle rotonde pietre dei fiumi chiamate ciottoli è grassa, pastosa e utile assai, ed allo umido ed allo fuoco parimente resiste. Ma quella che di tutte le altre è più utile, è fatta di pietra silice2 di colore indico, ovvero

    scorrettissimo, io sottopongo il testo di Plinio (VII, 57): Laterarias ac domos constituerunt primi Euryalus et Hyperbius fratres Athenis: antea specus erant pro domibus. Gellio Dakius Caeli filius, lutei aedificii inventor placet....... Tegulas invenit Cinyra Agriope filius Lapidicinas Cadmus Thebis, aut, ut Theophrastus, in Phoenice. Thrason muros. Turres, ut Aristoteles, Cyclopes.

  1. Calcem e vario lapide Cato Censorius improbat (Plinio XXXVI 53). Cf. Catone De re rustica, cap. XXXVIII.
  2. Qui l’autore s’inganna, male distinguendo il silex dei Romani dalla selce nostra.