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146 | trattato |
di cinque palmi; la terza Tetradoro, cioè di quattro palmi1; ma nuovamente i mattoni sono di lunghezza di un piè, larghezza di un mezzo. Ma al mio giudizio ciascuna accomodata forma nell’edificare delle dette pietre debba avere in sè tale proporzione che la lunghezza sia dupla o tripla della larghezza, e essa dupla o quadrupla alla profondità, ovvero grossezza salva quella proporzione che ricercasse la grossezza del muro da farsi, sicchè con la profondità reiterata si possa fare proporzione di egualità con la sua larghezza, essa2 moltiplicata con la lunghezza. Afferma Plinio, Eurialo e Iperbio fratelli essere stati i primi inventori di tale artifiziale pietra, almeno i primi che tal opera esercitassero in Atene, benchè Egelio dica Teosio figliuolo di Celio e non altri essere stato. Ma ben comunemente si tiene Cinera figliuolo di Agrippa in Cipri essere stato il primo inventore dei tegoli; secondo Aristotile furono trovati da Transon i muri; le torri furono trovate dagli Eydopii, ma secondo Teofrasto furono trovate dai Fenici3.
CAPO VIII.
Le calcine.
Al primo, secondo l’ordine al presente dato, è da considerare delle nature diverse delle calcine e il numero: delle quali alcune si fanno più tenaci in luogo umido, alcune altre al secco, altre però ai tettorii e intonacati solo sono convenienti, e questa varietà non procede se non dalla diversa natura delle pietre delle quali si fanno. Ma in prima è da sapere che ogni specie di calcina debba essere di una medesima miniera di pietra e non di diversi rotti o sparsi sassi: perchè per esperienza si vede essere senza comparazione più tenace la prima che la seconda, e la ragione è in pronto: perchè a fare un corpo di più diversi, con maggiore attitudine si fa d’una medesima specie, condizioni e natura,