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lo spalto, procedendo con quell’ordine col quale mettonsi in carta; la sincera storia invece ci ammaestra essere antichissimi i rivellini, meno antichi lo spalto e la strada coperta, e posteriore ancora il bastione. Ciò, dico, è accaduto per non aver consultata la storia, o data fede a scrittori ignari delle cose e delle voci dell’architettura militare: aggiungasi che quasi nessun lume può trarsi dagl’ingegneri del decimosesto secolo, i canali, coevi o di poco posteriori alla invenzione de’ baluardi, non la conobbero, o, come è destino di pressochè tutte le grandi scoperte, non si curarono di esporne i primordi e gl’incrementi. Da questa incuria derivò pure uno scetticismo pel quale furon dette inutili tali ricerche, siccome non guidanti a nessun certo termine1. La quale sentenza, di persona dotta sì, ma che ne’ suoi studi storici sull’architettura militare non oltrepassando l’età del Marchi ignorò i sistemi e le scoperte de’ secoli anteriori assai più fecondi in invenzioni che non si credano, cade di per sè, solo che si consideri come per le età moderne fornite di scrittori, poco scetticismo possa albergare negli animosi che non sfuggono dal rintracciare le storie.
Queste considerazioni m’indussero a munire il trattato di Francesco di Giorgio di una discussione istorica (Memoria III), nella quale indago e cerco di fissare le epoche e gl’incrementi di tutte quelle parti della militare architettura antica e moderna che usarono in circa l’anno 1500, o che nacquero in quel torno, siano desse
- ↑ Luigi Marini, Saggio istorico ed algebraico sui bastioni. Roma 1801, pag. 14.