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RAGIONE DELL’OPERA
e
PROLOGO AL LIBRO PRIMO.
Eupompo di Macedonia, egregio matematico, nissuna arte perfettamente negli uomini essere determinava senza aritmetica e geometria. Similmente non solo da lui, ma da molti altri periti non meno necessaria era esistimata l’arte del disegno in qualunque operativa scienza, che le prenominate1. Questo medesimo giudicando Apelle e Melanzio esperti matematici, solerti pittori e di grande autorità per tutta la Grecia e massime in Sicione, costituirono che i padri di famiglia ai figliuoli loro e posteri fessero imparare l’arte antigrafica: e conosciuta dopo breve tempo l’utilità sua e la nobiltà di molte scienze delle quali presuppone la notizia, fu in modo celebrata, che, siccome ne scrive Plinio, nel primo grado delle liberali era riputata, nè permettevano che a’ servi insegnata fosse2. Onde benchè ai dì nostri sia riputata vile e inferiore
- ↑ Non ad Eupompo, ma a Panfilo macedone suo scolaro attribuisce Plinio questi dettati (Hist. Nat., XXXV 36).
- ↑ Fu per autorità di Panfilo (non di Apelle e Melanzio che erangli scolari) che si sparse tal uso in Grecia. Quest’arte antigrafica la quale sarebbe un’appellazione affatto nuova, parmi abbia avuto sorgente da un errore di un codice di Plinio, non notato da nessuno editore, poichè tutti leggono: Huius (Pamphili) auctoritate effectum est Sicyone primum, deinde et in tota Græcia, ut pueri ingenui ante omnia graphicen, hoc est, picturam in buxo docerentur etc. Dov’è chiaro che quel codice doveva leggere per disteso antegraphicen. Gli errori stessi circa Eupompo e l’arte antigrafica sono presso Raffaele Volterrano contemporaneo (Comment. Urb., lib. XVI). Della scienza antigrafica parla anche Cesare Ciserano o Cesariano ne’ Commenti al cap. I, lib. I di Vitruvio (Como 1521 f.°).