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118 catalogo de’ codici

toscano si, ma non sanese: io lo direi fiorentino. Il carattere poi, di pessima forma, e lontanissimo da quello di Francesco di Giorgio, benchè spiri l’epoca della seconda metà del decimoquinto secolo. Ciò mi porta a conchiudere che questa traduzione non sia sua. Pure, mi rimane un pensiero, ed è, che fosse posseduta da lui, e se ne valesse ne’ suoi scritti per le frequentissime citazioni di Vitruvio: e chi ne volesse prova, se l’abbia in queste righe che io traggo dal principio del libro I del primo suo trattato (codice Saluzziano membranaceo f.o 10 verso) «In prima he dassapere duo chose hessare grande mente neciessarie frabicha e raciocinatio. La frabicha eccircha all’uxo e pensiero dellopare. Raciocinatio he demostrare le chose innanzi che fabrichate sieno chon proportionata ragione.... All’architetto ingiengnio e dottrina allui bixongnia senza per che lo ingiengnio senza dottrina ho la dottrina senza ingiengnio l’artefice perfetto far non puo. E per tanto ec.». Ora, chi non vede che le vitruviane parole portate dal nostro Francesco le stesse sono che leggonsi nel codice Magliabechiano? Le stesse per certo: solo corre la differenza de’ dialetti, sanese nell’uno, fiorentino nell’altro. Ecco adunque una nuova versione di Vitruvio, fatta circa l’anno 1450, e quindi antichissima fra tutte, da aggiungersi ai cataloghi dell’eruditissimo Poleni e del Marini (1).

A ciò si aggiunga che la carta, sulla quale è scritta questa versione, e d’altra fabbrica di quella de’ due codici di Francesco formanti il volume Magliabechiano, essendo costantemente marchiata della foglia a tre pizzi, mentre i fogli degli altri due codici portano l’impronta della scala in un ovale sormontata dalla stella, salvo due soli che hanno la bilancia in un cerchio. Da tutto ciò io conchiudo che la versione vitruviana sia

  1. Il più antico tra i traduttori italiani di Vitruvio tiensi sinora Giovanni Norchiati fiorito circa il 1550. E poichè cade discorso dell’autor latino dirò di alcuni che scrissero circa esso comenti od altro, e non furono noti al Poleni, epperciò nemmeno ai commentatori che venner dopo. Sono, Benedetto Ala, che su Vitruvio scrisse annotazioni ed inviolle a M.or Daniello Barbaro: Galeazzo Alessi celebre architetto perugino: l’illustre ingegnere Francesco Paciotti da Urbino: Luca Contile, e fors’anche un Venceslao Boiani. Non parlo dei comenti de’ quali dallo Zanini Viola, scrittore non critico, è fatto autore Bramante. Un’italiana versione di Vitruvio e del secolo XVI, ignota al Poleni ed al Marini, è quella della biblioteca reale di Parigi (Marsand, MSS. italiani, vol. I, n.o 89).