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si portasse in Napoli, e se ciò fu, dovette esser l’anno 1503, a render suoi servigi come ingegner militare agli Spagnuoli, i quali, invocati in aiuto dai figli del re Ferdinando, con scelerata astuzia e violenza li cacciarono dal loro retaggio, quindi, com’è solito nelle convulsioni politiche, ebbero amici ed assoldati quegli stessi che già serviti avevano gli antichi Re: di ciò io parlo più a lungo nella Memoria delle moderne mine. Adunque questi ultimi documenti c’insegnano che in adunanza del 23 giugno 1506 fu deliberato, che dopo l’altare maggiore si facesse ad ornamento della cattedrale una cappella giusta il disegno di Francesco di Giorgio (1), poichè in adunanza di quattro giorni prima già era stata stabilita la rimozione del coro, ossia di quel recinto che nelle antiche chiese di Toscana circondava l’altar maggiore, e dei quali, unico forse, ma mirabil esempio, ne rimane il bellissimo di Santa Maria del Fiore (2).

Ma a tutte queste opere, sì degli Apostoli, che della rimozione del coro e della nuova cappella mancò tempo a Francesco nonchè per condurle, ma neppure per avviarle; e poichè i pubblici documenti più non fanno parola di lui, conviene supporre che appunto nell’anno 1506, tutt’al più nel seguente egli mancasse ai vivi. Per dar certezza a quanto io qui scrivo manca la pubblica attestazione della sua morte, però fu trovato e prodotto dal Romagnoli il più sincrono documento di questo fatto (3), ed è un atto pel quale un Sebastiano di Domenico da Cortona, cameriere del magnifico Pandolfo Petrucci, denunzia nel 1509 una casa «senza massaritia, la quale a questi dì comprai dal Ufitio dela mercanzia, quale fu degli heredi di M.o Francesco di Giorgio». Ognun vede che ragionevolmente, due o tre anni dovevano essere tra-

  1. Deliberazioni di Balìa, tom. XLVIII, c. 59. Gaye, I. cit.
  2. Supplementi alle deliberazioni di Balìa, tom. CXCVIII, c. 227, 1509, 15 giugno. Habito maturo examine et moti optimis rationibus deliberaverunt quod tres deputati super operam Ecclesiae Cathedralis teneantur et debeant removeri facere chorum de medio dictae Ecclesiae et reducere locum, ubi est ad praesens dictus chorus, vacuum et expeditum ad maiorem pulcritudinem et ornamentum ipsius templi. Die 23 iunii, deliberaverunt attenta remotione chori, etc. Con quanto è riferito dal Gaye, I. cit., a seguito di questa notizia da lui non inserita nel Carteggio d’artisti.
  3. Archivio cit. Denunzie, vol. XXXIII, anno 1509.