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lect. 3.) Pareami adunque cosa di grande utilità, e di edificazione pel comune del popolo il presentargli questo quotidiano pascolo della pietà nel comune linguaggio in tal guisa converso, e traslatato, che per quanto è possibile vi trovate i sensi, e i concetti del gran Profeta, o sia dello Spirito del Signore esposti con semplicità, e schiettezza senza giunte, senza travisamenti, in una parola, in quella stessa forma, nella quale egli comparisce in quella latina versione, di cui si serve tutta la Cattolica Chiesa. Conciossiachè quanto alle parafrasi, ognuno concederà, che per quanto esse siano limate, esatte, lavorate finalmente colla maggior fedeltà, e diligenza, egli è sempre grande il pericolo, non dirò, che l’autore a’ pensieri del Profeta i proprj pensieri sostituisca, lo che sarebbe troppo gran mancamento, ma che almeno alteri in qualche maniera gli stessi pensieri, o ne sminuisca la forza, o ne trasformi il viaggio.

Ma venendo a parlare di questo libro divino non v’ha chi non sappia, che il nostro salterio egli è una raccolta d’inni, e di sagre canzoni, colle quali l’antica Chiesa fu solita di celebrare le lodi di Dio, e rendergli grazie pe’ benefizj già ricevuti, o implorare la misericordia di lui nelle necessità, o esaltare la sanità della legge per accenderne ne’ cuori di tutti l’amore, o rammemorare le opere grandi del Signore, e particolarmente i prodigi della amorosa sua Provvidenza verso il popolo d’Israele. Conciossiachè antichissimo fu il costume presso gli Ebrei di trasmettere a’ posteri la memoria de’ grandi avvenimenti per mezzo de’ cantici, i quali per la dolcezza, e armonia del verso, e per l’allettamento dello stile poetico, con facilità si imparavano a mente dalla più tenera età, ed erano perciò sicuro, e comodo mezzo per conservare il deposito della Storia, mezzo, che fu conosciuto, e messo in uso anche da molte altre nazioni. Ma tra quelle, e il popolo del Signore la differenza grande si fu, che i cantici di quello popolo furon indiritti ad esaltare le meraviglie di Dio, e i monumenti della vera religione, e di più furon lavoro