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ciali conoscenze il loro caratteristico valore, così la filosofia morale mira ad esplicare teoreticamente e così indirettamente a giustificare il valore pratico del dovere, ma non lo crea e non è necessaria al suo sussistere: la moralità è un valore pratico che s’impone per la sua razionalità fin dall’inizio come un fatto originario. Questo carattere del dovere ne fa un a priori pratico, ossia una legge che s’impone alla volontà razionale in virtù del suo puro carattere razionale; e quindi esclude che esso, formulato nella sua purezza, possa dipendere da condizioni sensibili esterne, poste fuori dell’arbitrio nostro: come potrebbe infatti imporsi a noi come una legge assoluta, come un ordine razionale necessario, un’attività condizionata essenzialmente da circostanze eminentemente accidentali ed irrazionali?

Ciò posto, si comprende come il dovere sia per Kant costituito da una legge puramente formale. Se noi infatti da quel complesso di leggi pratiche che diciamo dovere, togliamo per astrazione, come non concorrenti essenzialmente nella determinazione della volontà morale, gli oggetti materiali del dovere, resta semplicemente una data forma della volontà, un carattere formale comune a tutte le volontà morali e costituente il momento essenziale della moralità. Le tendenze sensibili sono tutte essenzialmente condizionate dalla loro direzione verso un oggetto sensibile; le volontà morali, pure essendo tutte rivolte ad un fine esterno, non ne sono essenzialmente condizionate: più che mirare ad un fine esterno si può dire di esse che in occasione d’un’accidentale finalità esteriore mirano a realizzare in noi un carattere formale della volontà, la forma della moralità (Grundl. 399, 400, 401, 420, 421; pr. V. 27)1.

E quale è questa forma? Noi l’abbiamo veduto: la razionalità, il carattere del valore universale e necessario. Ogni dovere concreto ha naturalmente il suo oggetto materiale; ma il dovere in astratto non ne ha alcuno, non mira a questo o quel contenuto della vita: il fine suo è la forma razionale della vita, qualunque ne sia il contenuto. Noi potremmo quindi così for-



  1. Le citazioni si riferiscono sempre, per le op. già pubblicate, all’ed. dell’Accademia di Berlino