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cità del liberalismo di fronte al problema religioso dobbiamo la nostra strana posizione attuale di fronte alla chiesa: perchè mentre dobbiamo in essa riconoscere la depositaria delle tradizioni su cui si fonda la vita religiosa delle moltitudini e quindi un valore morale e spirituale indiscutibile sotto l’aspetto pratico, essa è nello stesso tempo il maggiore ostacolo alla creazione di una coscienza religiosa veramente viva e corrispondente alle nostre più alte esigenze morali ed intellettuali.

Un secondo effetto è questo: che la stessa riforma liberale è stata sotto l’aspetto politico, imperfetta e parziale. La società feudale sussiste in parte ancora intorno a noi in numerose istituzioni e nello stesso grande possesso fondiario ed agricolo. La rivolta del nostro proletario agricolo è un tumultuario tentativo di risolvere un problema che il liberalismo doveva risolvere e non ha risolto: e non bisogna cullarsi nella illusione che la società possa ritrovare il suo equilibrio prima che venga operata una radicale riforma nella questione del possesso fondiario ed agricolo, e finchè si continui a mantenere un diritto di proprietà che è nelle sue origini e nella sua natura di carattere feudale e che contrasta nel modo più assoluto con i nostri principî di giustizia sociale.

Ma l’effetto più pernicioso del principio liberale — quello di cui oggi massimamente soffriamo — è stata la degradazione morale che esso ha involontariamente introdotto per effetto dei suoi preconcetti egualitari e democratici. Misconoscendo la necessità di una organizzazione giusta, ma aristocratica, dello stato, esso ha posto nelle moltitudini il principio e il criterio della vita morale collettiva: ora il livello morale della moltitudine è, noi lo sappiamo, naturalmente basso. La perfezione discende dall’alto in basso: e non inversamente. Perciò passato il primo momento della esaltazione sentimentale, questa specie di rinunzia della minoranza a dirigere la società ha rapidamente prodotto i suoi effetti: nella moltitudine si è rinnovata la lotta per il dominio come alle origini della storia, ma entro i limiti concessi dalle premesse liberali della teorica eguaglianza degli individui e della superiorità della legge: alla violenza delle età barbariche si è sostituita nell’età nostra curiale e industriale la frode; ma il risultato è rimasto identico. Il dilagare del lusso, dell’immoralità, dell’imprevidenza, della grossolanità in ogni