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strava chiaramente il suo spirito: essa voleva essere una riforma della società su basi morali, un riconoscimento di quella unità morale interiore che si era sostituita nella coscienza di tutti alla unità esteriore dell’antica società feudale. Ma essa non seppe tradurre questi ideali in istituzioni durature e veramente innovatrici: e questo avvenne perchè alla sua coscienza morale mancava il principio informatore e vivificatore, mancava il principio religioso. La vita morale può svolgersi nei suoi primi gradi anche senza alcun principio religioso: io riconosco negli stessi animali, questi umili fratelli nostri che sono così spesso vittima della nostra cecità e della nostra durezza, un principiò di vita morale; soprattutto nelle età irreligiose, come la nostra, la bontà morale può trasmettersi come una sopravvivenza spirituale che persiste nelle anime migliori in virtù di condizioni antiche le quali vivono soltanto nei loro effetti. Ma io nego che una bontà delicata ed alta possa costituirsi nell’uomo senza una coscienza religiosa: come posso io fare appello alla coscienza intima del dovere senza implicare almeno tacitamente che questa mia legge interiore si accordi con la grande legge del tutto? Soprattutto io nego che nella coscienza di un popolo possa svolgersi un’alta e ricca vita morale senza che essa riesca ad un movimento religioso delle coscienze: la coscienza morale da sè può dar luogo ad una momentanea effusione del sentimento, ma non crea nulla di stabile e come una vita isolata dal suo principio regredisce rapidamente verso i gradi inferiori. Questo vide solo fra noi, ed anche imperfettamente, Giuseppe Mazzini; ed anch’egli in questo punto fu rapidamente abbandonato dai suoi seguaci che soggiacquero, non meno degli altri, alla cecità comune.
Questa assenza del principio religioso nel nostro rinnovamento civile si spiega se pensiamo alle nostre condizioni storiche: da secoli l’Italia non ha più una vita religiosa. L’ultimo guizzo della attività religiosa si è avuto in Italia qui, tra noi, nella chiesa Catara dell’ultimo medio evo, chiesa che ebbe anche quì a Milano i suoi vescovi e che noi dobbiamo ricordare con reverenza. L’ortodossia dominante la estinse così completamente che a noi non giunse più nulla dei suoi scritti. Dopo di allora si sono avuti qua e là movimenti locali come la chiesa Valdese, nota per la sua eroica resistenza a secolari perse-