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La parola stessa «valutazione» indica che la decisione, innanzi a cui questo problema ci pone, non è una fredda decisione teoretica: ed è naturale del resto che, se anche la decisione teoretica e l’elezione pratica possono con un certo fondamento venir separate per astrazione nei momenti singoli e subordinati della vita e dell’agire umano, esse non possano venir isolate in un atto che, essendo un giudizio su tutto quanto può essere oggetto della conoscenza o dell’interesse umano, non può costituire una sintesi teoretica senza introdurre nello stesso tempo, potenzialmente almeno, un nuovo e corrispondente indirizzo pratico. Certo il momento primitivo e decisivo di questa valutazione è e rimane pur sempre un atto teoretico, informato ai puri criteri teoretici: l’oggetto, che ad esso immediatamente si propone, non è la determinazione diretta della preminenza pratica di questa o quell’attività umana, ma l’ordinamento di queste diverse attività, quali ci sono date dall’esperienza obbiettiva e subbiettiva, in un sistema che ce ne renda intelligibile il complesso, che ci riveli la direzione in cui si muove, sotto le apparenze mutevoli e varie, la corrente profonda della vita. Ma la vita non è una realtà lontana e straniera all’intimo essere nostro, su cui l’intelletto possa spaziare in una fredda contemplazione: essa è una realtà che è viva e presente nel nostro interno ed i diversi momenti della vita umana, oggetto presente del nostro giudizio teoretico, sono anche i motivi che si contendono il dominio della nostra volontà ed attività interiore. Ora se è vero che una sola è la natura profonda di quell’attività interna che ci appare ora come intelletto, ora come volontà, e che sotto l’una e l’altra forma aspira costantemente verso un unico fine, verso l’essere immutabile e definitivo: se è vero che nessun giudizio teoretico, anche il più astratto dalla realtà, è senza una ripercussione pratica, perchè l’attività pratica non è in fondo che un’assimilazione complessa, graduale e lenta di tutta la natura nostra verso il momento e l’atto suo supremo dell’intuizione intellettiva; tanto meno potrà ciò avvenire in un campo che riflette la realtà medesima dell’essere nostro ed in cui ogni indirizzo pratico è l’implicita affermazione teoretica della realtà suprema d’un dato aspetto della vita, come ogni decisione teoretica è nel tempo stesso un’iniziale affermazione pratica. Allo stesso modo quindi che non è possibile scin-