Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/78


— 78 —

per esso alla sfera della vita morale si aggiunga un’altra sfera più vasta in cui trova la sua espressione la tendenza dello spirito a ricollegarsi colla sua assoluta unità: questa è la sfera della vita religiosa. È specialmente nel problema religioso che le due concezioni si dividono. Mentre per l’idealismo immanente la religione o non è nemmeno un problema (quanta leggerezza!) o è pensata come qualche cosa che maschera e serve la vita morale, per l’idealismo trascendente la religione è il cardine stesso della vita, e la vita morale non ha termine e consistenza vera che nella coscienza religiosa.

Per quanto oggi l’indirizzo corrente del pensiero, forse obbedendo anche a preoccupazioni empiriche e naturalistiche, ereditate da quel periodo che possiamo considerare come tramontato, si accosti in generale all’idealismo immanente, che, se pensiamo alla fama dei suoi massimi rappresentanti (Cohen, Bergson, Croce) si può considerare come la vera filosofia popolare del nostro tempo, io non nascondo che esso non è agli occhi miei che una forma di transizione alla forma vera e coerente dell’idealismo, che è l’idealismo trascendente, religioso. Non è qui il caso naturalmente di entrare in una discussione estesa di questi problemi. In genere dirò soltanto che in questo sono determinato, come è naturale, da pure esigenze logiche. Io sono convinto che una profonda analisi critica della esperienza e della realtà non soltanto ci rivela in essa la manifestazione di una energia spirituale universale, ma ci rinvia ad una unità spirituale assoluta, che ne trascende tutte le forme particolari. La medesima conversione che si è operata nei veggenti antichi e per cui la molteplicità mutevole e varia degli esseri finiti si è ai loro occhi trasfigurata nella manifestazione unica di una potenza divina, si opera ancora nel nostro intelletto affinato da secoli di sottili speculazioni: soltanto essa si opera per noi nella regione del pensiero logico ed ha la sua espressione non nei vaghi simboli del mito, ma nelle oscure astrazioni della filosofia. A questa pura esigenza logica si aggiungono poi altre considerazioni, che sono in fondo anch’esse di natura logica, ma possono apparire e venire esposte sotto l’aspetto di esigenze dell’ordine sentimentale e pratico. Io credo che una spiegazione soddisfacente dei grandi fatti dell’ordine spirituale, non possa venir raggiunta se non in quanto essi ven-