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Schopenhauer ha avuto ragione di vedere in essa la proposizione iniziale che concede, per così dire, l’accesso alla filosofia. Sulle basi di questa affermazione iniziale possono svolgersi le concezioni idealistiche più diverse. Una prima distinzione si può fare tra i sistemi che potremmo dire pluralistici, monadistici, che pongono la realtà come costituita di tante unità psichiche elementari le quali si associano in sistemi complessi e quelli monistici, che pensano invece il mondo come costituito da un’unica grande coscienza alla quale ciascun essere più o meno perfettamente partecipa. Ma questa distinzione non ha che un valore molto relativo, in quanto anche i primi riconoscono una certa unità fondamentale, senza di cui non sarebbe possibile spiegare i rapporti delle cose nel mondo; e i secondi debbono pure ammettere che la loro coscienza assoluta si riveli, almeno dal punto di vista nostro, in una molteplicità di coscienze individuali, la cui distinzione potrà essere nell’assoluto illusoria, ma è per noi empiricamente reale.

Meglio fondata e più importante per le sue conseguenze è invece la distinzione che potremmo stabilire tra l’idealismo immanente e il trascendente. Il primo è un adattamento della concezione idealistica alle tendenze naturalistiche, empiriche: esso riconosce che il mondo è una grande realtà spirituale, ma limita questa realtà alle forme empiricamente date: questa realtà si svolge in un corso perenne sempre rinnovato e in fondo sempre eguale, e la perfezione più alta dello spirito sta nell’immedesimarsi con l’unità universale, nell’elevare la propria coscienza al punto di vista della vita universale. Il secondo invece ha un carattere più profondamente metafisico e religioso: per esso la realtà spirituale che noi viviamo non è qualche cosa di assoluto, ma tende a risolversi in una vita ed in una unità più profonda, che sono rispetto a noi trascendenti, che superano ogni nostra apprensione: e la vita non è un processo sempre eguale, ma un’ascensione verso un’unità che è presentemente a noi inaccessibile: la perfezione dei gradi e delle forme della vita dipende dal grado dell’unità che essi realizzano ed ogni forma più alta di realtà non è mai che una immagine, un simbolo.

Sebbene la differenza tra queste due concezioni tenda in concreto ad attenuarsi e lo stesso idealismo immanente inclini