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sione profonda e geniale della realtà sensibile e l’eroe religioso è un ispirato, un veggente; nella seconda sorge da un’illuminazione geniale dell’intelletto, da una visione delle cose non secondo la loro forma sensibile, ma secondo la loro unità ed il principio soprasensibile: allora il simbolo sensibile si trasforma in un simbolo razionale, in un sistema speculativo. Certo la nostra vita religiosa attuale è così complessa ed accoglie in sè così numerosi elementi di varia origine, che è estremamente difficile distinguere in essa con precisione ciò che appartiene all’una od all’altra di queste due forme: le quali del resto non si escludono, anzi il più delle volte si intrecciano e passano l’una nell’altra per una serie di gradazioni insensibili. Questo ad ogni modo è certo: che la nostra vita religiosa nei suoi molteplici elementi tradizionali ha le sue radici nella forma sensibile, è stata nelle sue origini storiche opera dell’intuizione sensibile; mentre nel suo movimento storico si orienta decisamente verso la forma razionale, trae i motivi del suo progresso e della sua elaborazione interiore dalla vita superiore dell’intelligenza, dalla ragione. Ed è appunto in questo movimento interiore della religione verso questa forma, in questa aspirazione dello spirito a penetrare nelle sue profondità ultime il fondamento soprasensibile della vita delle cose e della nostra stessa esistenza che essa ha creato a sè un ordine complesso di attività, il quale, pur avendo in questo fine altissimo la ragione ultima della sua esplicazione, ha nel medesimo tempo trasformato profondamente anche la vita inferiore dell’umanità; quest’ordine di attività è il sistema del sapere scientifico.
La funzione vera ed essenziale dell’attività scientifica è costituita quindi non dall’opera sua in pro dell’attività economica e civile, ma dalla preparazione e costituzione della vita religiosa; e così, se ricordiamo che cosa dobbiamo intendere per vita religiosa, dalla preparazione intellettiva della vita nel soprasensibile, dalla costituzione di un perfetto regno dello spirito. Senza dubbio sarebbe un’ingenuità pensare questo rapporto fra la attività scientifica e la vita religiosa come un rapporto universale di efficienza diretta. La vita religiosa perfetta, la vita in Dio non è un prodotto dell’intelligenza e sorge per sè stessa come un’illuminazione interiore, come un dono della grazia: quindi l’attività scientifica non può proporsi di produrre, ma