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duzione delle altre attività, in cui si è soliti a vedere la esplicazione della vita superiore dello spirito, a semplici funzioni di quest’attività fondamentale. D’altro lato noi troviamo già nelle prime forme della coscienza religiosa e speculativa dell’umanità l’affermazione che il mondo della natura non è la realtà ultima ed originaria: che l’esistenza di questo mondo dipende, come resistenza nostra, da uno spirito perfetto, anzi non è che la volontà, l’azione visibile di questo spirito. Certo questo spirito è ancora da principio pensato con attributi derivati dalla natura: e la natura conserva accanto allo spirito una certa autonomia, in quanto essa è posta d’un tratto nella sua sostanzialità oscura come un essere radicalmente altro ed irreducibile allo spirito. Ma di mano in mano che il pensiero raffinato dalle sue intime lotte è sospinto dalla stessa negazione dello spirito a spogliarne il concetto da ogni attributo simbolico e nello stesso tempo ad indagare più profondamente i caratteri ultimi, della realtà naturale, scompare anche l’ultimo vestigio di autonomia della natura: la realtà intiera si riduce all’attività di uno spirito che è nell’essenza sua libertà e vita e ciò che contrasta alla libertà ed alla vita è considerato come l’apparenza di una libertà e d’una vita che a noi si celano, ovvero come una resistenza oscura che ha valore e realtà solo in quanto è strumento dello spirito, in quanto serve, con la sua negazione, a potenziare l’attività e la vita dello spirito.
Questa dualità, che si persegue attraverso tutta la storia del pensiero, ripete nel seno stesso dello spirito la lotta dei due principii che sembrano contendersi il dominio della realtà; ed in essa, come nella realtà, si alternano con ritmica vicenda la vittoria del principio spirituale unificatore, il trionfo della forma, la sintesi, e la dissoluzione nella molteplicità, il trionfo della materia, l’analisi. L’origine di ogni essere vivente è dovuta al trionfo d’una forma, d’un principio unificatore che costringe un gruppo di energie inferiori a cooperare ad un fine d’un ordine superiore: ed in questa forma già l’antica sapienza riconobbe qualche cosa di analogo allo spirito. Ma nessuna forma è capace d’imprimere alla materia un sigillo eterno: l’unità dell’essere vivente si dissolve nel tempo e le stesse energie di cui si è alimentata la fiamma della sua vita tendono attivamente alla sua distruzione; ed in quest’opera di dissoluzione si prepara