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telligenze che li apprendono. I grandi spiriti vedono un mondo che il volgare non vede: un mondo più vasto, più ricco e più vero. Essi vedono noi nel nostro mondo, come noi vediamo gli animali, e dicono di noi, come noi diciamo di questi: «Vi sono nel mondo questi e questi altri aspetti per cui il loro occhio è cieco e la loro coscienza è chiusa».

Queste considerazioni se ci tolgono l’illusione di conoscere gli animali — misteriosi esseri che come noi qui vivono, soffrono e si elevano — ci consolano anche della nostra ignoranza. Se andiamo a fondo delle cose, che cosa vi è che possiamo dire di conoscere? La sicurezza e la chiarezza sono soltanto alla superficie delle cose. E tuttavia questo non è uno scetticismo desolante. Noi diciamo di non conoscere, perchè da ogni parte la verità ultima ci sfugge: e nondimeno sentiamo che il processo del conoscere non è un tentativo irragionevole e disperato, ma un tendere infinito, che ha la sua ragione nei compiti più gravi della nostra natura. Ogni grado del conoscere non è per sè, ma per elevarci verso un grado più alto: e questa elevazione è possibile solo per una trasformazione di tutto l’essere nostro. Il conoscere non è solo un processo quantitativo di accrescimento, ma una continua trasformazione del soggetto stesso: come la fenice, il conoscere arde, traducendosi in una nuova personalità ed in una nuova vita, da cui continuamente risorge rinnovato ed elevato.

La conoscenza è unificazione: per la conoscenza lo spirito individuale fa sè centro del mondo e da questo centro si appropria le imagini delle cose, estende il suo dominio teoretico, fa del mondo la sua coscienza. Ma questa estensione del conoscere non è soltanto un’appropriazione esteriore e superficiale — sempre imperfetta — , bensì anche una penetrazione pratica, un riconoscimento progressivo dell’identità di natura che collega le cose col nostro spirito; un’estensione della nostra vita verso quell’unità essenziale e profonda, che stringe in una vita sola tutti gli esseri del mondo. Questa estensione, che si traduce per la coscienza individuale in un senso di armonia con le cose, di simpatia interiore e di carità, ha cominciato prima dall’uomo all’uomo ed anche in una sfera molto limitata: il movimento, che ha stretto in unità tutto il genere umano ed assicurato a tutti gli uomini i diritti sacri dell’umanità, è stato sotto l’aspetto teore-