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nimale anch’esso perisce. Per contro l’anima umana è una forma sostanziale per sè sussistente: la quale quindi, anche abbandonata dal corpo, può continuare a sussistere. La ragione che si dà della differenza è questa: che l’anima del bruto non può sentire senza la materia: invece l’anima umana può pensare ed esercitare l’intelligenza anche senza il concorso della materia. Si è disputato anche nella scolastica se l’anima animale sia unica o no. S. Tommaso ritiene che le anime degli animali più perfetti siano semplici e indivisibili: Suarez, dopo aver sostenuto nel De anima l’opinione di S. Tommaso, nelle opere posteriori si converte e adotta l’opinione comune, secondo la quale l’anima di tutti i bruti è composta e divisibile. Non manca però tra i recenti qualche neoscolastico, che considera le anime dei bruti come sostanze semplici e indivisibili, create da Dio, che dipendono quanto all’operazione, non quanto all’essere, dal corpo: alla morte Dio le annichila.

Non è necessario rifare qui la critica, tante volte ripetuta, di questa concezione: veda, chi lo desidera, la critica sottile, che fa del concetto scolastico dell’anima Pietro Bayle nel suo Dizionario all’articolo Rorarius. Il torto suo capitale è anche in questo punto di introdurre distinzioni recise ed assolute, d’un semplicismo radicale, là dove la realtà ha invece probabilmente gradazioni e separazioni infinitamente più recondite e complicate: il cui mistero non diventerà mai un sapere determinato se non per l’intelletto dei semplici. Così è che, messa da una parte l’anima dell’uomo,- razionale ed immortale per natura, le si è contrapposto dall’altra l’anima dei bruti, legata alla materia e mortale: introducendo così un ente contraddittorio, che da una parte è un principio di coscienza, senziente e conoscente, dall’altra è una pura funzione della sostanza materiale, da cui dipende anche quanto all’essere. Ora è possibile fino ad un certo punto considerare ogni manifestazione spirituale come legata alla materia in modo essenziale: ma allora bisogna estendere questo principio anche allo spirito umano: è la tesi del materialismo metafisico, che è discutibile senza dubbio, ma logicamente coerente. Ma una volta stabilito il concetto dello spirito come d’una realtà per sè stante, non è possibile, senza contraddizione, distinguere la gradazione delle vite spirituali in due parti, di cui l’inferiore è ancora legata, quanto all’essere, alla materia: ciò equivale ad