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generalità: queste esistono. Il p. Lehmen dice che sono rappresentazioni confuse: p. es., il cane ha un’immagine vaga di questa o di quella lepre: perciò questa sua immagine si applica indifferentemente ad ogni lepre. Questa è una confusione intenzionale che non merita risposta.
Uno zoologo italiano, il prof. Emery di Bologna, recensendo il libro del Wasmann nel Biol. Centralblatt del 1893 (p. 150 ss.), ha riassunto con così chiara evidenza questo punto di vista, che sarebbe vano tentarne un’esposizione migliore. «Le esagerate descrizioni (egli scrive) dell’intelletto animale, l’antropomorfizzazione degli animali da parte del Büchner e di altri danno facile gioco al Wasmann di negare l’intelligenza animale; perchè i più degli atti intelligenti non meritano questo nome. La stessa cosa aveva già rilevato del resto il Forel. Ma non vi sono proprio fatti che provino l’intelligenza degli animali?... L’intelligenza si ha soltanto là, secondo il p. Wasmann, dove sono in gioco i concetti generali e la facoltà dell’astrazione. Ora solo l’uomo può astrarre; almeno noi non conosciamo alcun atto dell’animale che esiga, per essere spiegato, questa facoltà. Ciò che in generale si adduce come intelligenza animale è dal Wasmann considerato come una forma speciale d’istinto, che riposa sull’esperienza fatta dall’animale. La distinzione fra l’animale e l’uomo sta in ciò che il primo possiede solo impulsi innati o fondati su associazioni di immagini, il secondo invece ha la capacità di formare delle idee generali. — Ora noi chiediamo: Che cosa è l’associazione delle immagini sensibili e che cosa la facoltà di astrazione? In che si distinguono? Prendiamo un esempio. Gli uomini rozzi amano i colori vivi; nel linguaggio di certi primitivi rosso e bello sono la stessa parola; l’immagine «rosso» è collegata con l’impressione «bello». Tutto il processo è un’associazione di immagini; lì l’uomo agisce come un cane che ha associato l’idea della carne, il suo sapore, l’atto di addentarla. Ora io potrei anche esprimere questi collegamenti in sillogismi, coi concetti generali rosso, bello, etc. Questi concetti esistono quindi nello spirito dell’uomo come in quello del cane, se non espressamente, almeno in modo implicito. Essi possono dall’uomo venir espressi con parole e diventare così vere astrazioni. Ma in ciò solo sta la differenza: che è puramente formale... Non si può quindi negare all’animale una fa-