che qui si ha lo stesso procedimento: per ragione s’intende soltanto la ragione logica, astratta, perfetta. Se l’animale fosse capace di idee generali, dovrebbe essere capace di collegare i concetti, di fare dei sillogismi, dei sistemi filosofici. Ma l’animale non sillogizza; dunque, etc. Ad un oppositore, che gli obbiettava che gli animali possono forse giungere ai primi gradi dell’astrazione, il p. Wasmann risponde: il cane è capace forse di formarsi il concetto astratto di colore? No. Dunque non è capace nemmeno di giungere alle prime e più semplici astrazioni del verde, del rosso, etc. Qui l’errore è evidente. La scolastica opera come se vi fosse da una parte le nude rappresentazioni sensibili, concrete e strettamente individuali, dall’altra i concetti logici perfetti. Ora questo è inesatto: la ragione è uno svolgimento. Le prime identità non sono ancora concetti logici, ma semplici rappresentazioni generiche (per usare l’inesatto termine corrente). Il cane, che insegue la lepre o che abbaia all’uomo poveramente vestito, non ha ancora il concetto logico, ma qualche cosa di iniziale e di analogo. «Se non è lecito affermare (scrive F. De Sarlo) che l’universale negli animali si riveli alla coscienza, è lecito però sempre sostenere che esso è operativo nella loro psiche»1. Quello che si dice l’immagine generica non è in realtà un’immagine generale (che cosa potrebbe essere?), ma un’immagine particolare, che ha un carattere specialissimo: di essere associata con numerose altre immagini affini, che sono in essa potenzialmente presenti e costituiscono quella specie di aureola di generalità che la caratterizza. Anche il concetto non sussiste senza un’immagine (reale o simbolica), anzi è nell’uso concreto un’immagine: ciò che lo distingue è che in esso lo spirito fissa la sua attenzione più sull’aureola generale che sull’immagine particolare e si preoccupa di determinarla logicamente. È curioso vedere il trattamento che subiscono queste imbarazzanti rappresentazioni generiche da parte degli scolastici. Il p. Wasmann se ne libera col dire che non esistono: è vero, ma con una riserva. Tutti sappiamo che rappresentazioni generiche non esistono: ma vi sono rappresentazioni particolari così chiamate, perchè ci rinviano alla
- ↑ F. De Sarlo, La psiche degli animali, in Psiche, I, 1911, 6.