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vare, circa la loro comune natura ed origine, delle conseguenze, che essa giudica pericolose. Questa prevenzione astiosa, settaria, che ha già la decisione fissata a priori, congiunta col carattere di questa stessa filosofìa, che applica continuamente per diritto e per traverso le sue astrazioni rigide e legnose, le quali nascondono agli occhi suoi l’infinita varietà e continuità dei processi reali, introduce nelle sue trattazioni una leggera aria di malafede, sia pure involontaria, che, nel campo intellettuale, offende come una indegnità, con la quale non si viene a contatto senza una certa ripugnanza. Questo si vede per esempio dal profitto, che i difensori di questa tesi cercano di trarre dalle esagerazioni della zoologia volgare, che nessuno più prende sul serio: non meno che dall’assurdità ridicola di certe obbiezioni, che lasciano in dubbio sulla buona fede di chi le espone. Nel suo Corso di filosofia (voi. II, p. 234)1 il p. Lehmen scrive per esempio: Se si stabilisce la comunità di natura e perciò di origine tra l’uomo e l’animale, gli animali più vicini all’uomo, quelli da cui deriva, debbono essere i più intelligenti. Ora l’animale più intelligente è la formica: dunque l’uomo deriva dalla formica. Dinanzi ad argomentazioni di questo genere cade naturalmente ogni velleità di discutere e di rispondere.

La vita della coscienza è divisa dalla scolastica in due piani rigorosamente distinti, che sono la vita del senso e la vita dell’intelligenza. La prima abbraccia tutte le manifestazioni della conoscenza e dell’attività sensibile; la seconda comprende il conoscere concettuale, astratto e la volontà razionale, libera, che vi è connessa. Questo secondo grado solo merita il nome di spirito: quindi gli animali non hanno una vita spirituale. Il primo grado invece è chiamato complessivamente col nome d’istinto; una parola, a cui perciò il p. Wasmann dà due sensi: il primo è quello comune che si è detto; il secondo che è più ampio ed abbraccia tutta la vita sensibile nella sua spontaneità come nei suoi meccanismi. L’attività sensibile od istintiva comprende: i sensi esterni, il senso interno, che raccoglie le sensazioni in unità; la fantasia sensibile e la memoria sensibile, che riproducono le immagini del senso; ed infine la potenza estimativa, che

  1. A Lehmen, S. I., Lehrbuch d. Philosophie 2, 1904-6.