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denze sarebbero poi state fissate dalla selezione naturale, in quanto solo gli individui che le possedono potevano assicurare la sopravvivenza della prole1. Io non credo che qui sia necessario ricorrere ad altri principii esplicativi: basta riflettere che l’acquisizione delle abitudini ha potuto svolgersi lentamente attraverso condizioni estremamente diverse dalle attuali: nel caso presente la spiegazione ci è offerta dalla preistoria geologica di queste specie di insetti2. Nelle remote età geologiche, in cui sorse il mondo degli insetti la terra non conosceva l’inverno e un ricchissimo mondo vegetale si svolgeva in mezzo ad una primavera perpetua: l’abbondanza dei vegetali dovette allora far nascere una pace relativa e trasformare molti carnivori in vegetariani. Tra gli altri le vespe, che, prima ardenti cacciatrici, si diedero alla raccolta del polline e del miele: ma, conforme alla legge generale, le larve loro conservarono il regime primitivo. Il lungo periodo di dolce temperatura, che si chiuse coll’inizio dell’era glaciale, fu per gli insetti la vera età dell’oro: essi raggiunsero dimensioni e longevità oggi sconosciute. Così nella calma d’una lunga vita gli insetti poterono compiere le operazioni mentali che oggi ci meravigliano: l’intelligenza individuale organizzò delle abitudini, che l’educazione e l’eredità trasmisero e che poco per volta si fissarono nell’organismo della specie. Quando mutarono le condizioni esteriori e venne l’avvicendarsi degli inverni, il freddo modificò profondamente il tenore di vita degli insetti. Il ciclo di vita si chiuse per la maggior parte di essi in una stagione ed ogni generazione fu separata dalle altre. Questo impedì ogni ulteriore progresso: ma i meccanismi creati in altri tempi continuarono a trasmettersi perchè erano organicamente fissati: essi sono gli istinti che oggi ci meravigliano. Solo alcuni insetti riuscirono a difendersi dall’inverno, costruendo dei ripari dove possono passare l’inverno dormendo: tali le api, le formiche e gli insetti sociali in genere.

  1. Si veda la memoria sull’istinto pubbl. dal Romanes in appendice al suo libro citato, p. 393. ss. Il Romanes associa i due principii: il principio darwiniano della selezione e il principio (lamarckiano) della trasmissione delle abitudini acquisite; si veda il cap. sull’origine e svolgimento dell’istinto; ib., pag. 190-216.
  2. E. Perrier, L’instinct, in Année psychol., VIII, 1902, p. 561 ss.