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Quando si parla della vita psichica degli animali, la prima parola che ricorre è l’istinto. La vita dell’uomo è (o dovrebbe essere) guidata dalla ragione: l’animale è guidato dall’istinto. È vero questo? Ed anzitutto: che cosa è l’istinto?
L’istinto è un meccanismo psicologico come l’atto riflesso e l’abitudine: se non nella sua definizione, nel suo concetto gli psicologi sono in fondo abbastanza d’accordo. Tutti sappiamo che cosa è un riflesso: dato uno stimolo sensoriale, l’organismo compie una reazione senza concorso della volontà e dell’attenzione, come per una risposta meccanica allo stimolo. Per esempio parlando, leggendo od anche dormendo, una mosca mi si posa sul viso: io la caccio senza nemmeno aver coscienza del mio atto: è un atto riflesso, è una reazione, che la ripetizione (nell’individuo o nella specie) ha reso stabile, convertendola in un meccanismo che reagisce da sè allo stimolo. Questi meccanismi sono in gran parte ereditati e fissati nell’organismo: possono anche essere acquisizioni individuali, come un gesto abituale che si compie senza più averne coscienza. Ma il loro carattere comune è questo: di essere del tutto o quasi del tutto fuori della coscienza viva: avvertito lo stimolo, la reazione si compie da sè come per un congegno meccanico. Gran parte della vita degli animali e dell’uomo è costituita di riflessi: guai se dovessimo riflettere ad ogni movimento che l’organismo nostro deve compiere! Il camminare, per es., è nella massima parte una composizione di atti riflessi. — L’abitudine invece non è più un semplice riflesso: è una serie di atti, che tendono a meccanizzarsi, ma non sono ancora così decisamente usciti dal campo della coscienza. Si capisce che la distinzione tra riflesso ed abitudine è una distinzione di grado, che non ha un limite preciso. Un atto riflesso è in genere un’acquisizione più antica e perciò più meccanica, invariabile, immancabile: l’abitudine tende invece solo a diventarlo; perciò l’individuo ha ancora una certa coscienza di quello che fa ed anzi può nutrire l’illusione di dirigersi in essa con la sua volontà. Di più l’abitudine è generalmente una reazione più complessa: una serie di atti che non può meccanizzarsi del tutto appunto perchè, per