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della psicologia animale volgare. Le raccolte ordinarie di psicologia animale e le miniere a cui esse attingono sono piene di ingenuità. Anzitutto si riferiscono molto spesso a testimonianze poco attendibili: poi mescolano senza spirito critico le interpretazioni più arbitrarie: simili in questo alle raccolte spiritiche, dove la più completa assenza di critica nuoce anche a ciò che vi è, nei fatti, di realmente attendibile. Questo difetto guasta anche ottimi libri: come p. es. la Vita degli animali del Brehms e la raccolta di fatti sull’intelligenza animale del Romanes. Quindi non è a stupire se la concezione antropomorfica della vita animale, che ispira queste relazioni, ha suscitato negli psicologi un senso di diffidenza e di giustificato scetticismo. Ma l’ammettere negli animali una coscienza analoga alla nostra non vuol dire che si debba senz’altro interpretare ogni loro atto con criterii umani. Bisogna saper osservare e far dire ai fatti solo quello che essi dicono: eccellenti modelli sono, sotto questo aspetto le note ricerche del Lubbock sulle api e sulle formiche1. Ora quante illusioni elimina un’osservazione precisa ed imparziale! Quante cose non s’è raccontato per esempio dell’intelligenza e della sociabilità delle formiche! L’osservazione esatta sfata molte di queste leggende2. Un osservatore francese riassume nella Revue des idées (1912) alcune sue interessanti esperienze (L’illusione dell’aiuto reciproco tra le formiche), da cui risulta che vi sono dei fatti sociali tra le formiche, ma molto meno di quello che si dice; e che sopratutto le formiche non sanno in molti casi coordinare i loro sforzi. Un seguace del Loeb, il Bethe, in un articolo dell’Archiv für die gesamte Physiologie (1898) si è proposto queste tre domande: Le formiche si riconoscono tra loro? Come si orientano le formiche? Possono le formiche comunicare fra loro? L’A. riferisce, specialmente in rapporto ai primi due punti, numerose esperienze e conclude naturalmente ad un’esplicazione per mezzo dei tropismi. Ma il risultato immediato delle sue esperienze è questo: che il comportarsi delle formiche è determinato sopratutto da stimoli olfattivi.

  1. I. Lubbock, Fourmis, abeilles et guêpes, (tr. fr.), 1883.
  2. Se ne vedano esempi in Wundt, Vorles. über die Menschen-und Tieseele 6, 1919, p. 397, ss.