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tropismo) meccanicamente non ha senso. Onde una terminologia spesso strana, mossa dalla sola preoccupazione di eliminare, nelle parole, tutto ciò che sa lontanamente di psichico. Quindi i sensi sono organi recettori; il naso è l’organo chemostiborecettore e l’occhio l’organo chemofotorecettore; come l’eredità è la cleronomia, i caratteri acquisiti sono caratteri embiontici, ecc. Gran parte degli atti animali sono quindi pure reazioni meccaniche prive di coscienza. Il Loeb non va, come Descartes, fino a negare la coscienza a tutti gli animali: la nega per gli animali inferiori ed anche per gli altri la limita di molto. L’unico segno della coscienza è la scelta, l’adattamento alle circostanze nuove: dappertutto dove non appare evidente questo carattere, abbiamo delle pure macchine fisico-chimiche.

Il difetto capitale di questa teoria sta nel suo semplicismo dogmatico: semplicismo, che si accontenta in gran parte di esplicazioni verbali, di schemi generici, i quali spiegano tutto e nulla. Il Claparède ha scherzato con spirito sopra queste spiegazioni troppo sempliciste. Supponiamo, egli dice, che un fisiologo di Sirio o di Saturno discenda sulla terra per completare i suoi studi e che, ignorando la nostra lingua, applichi a noi i metodi della nuova psicologia animale: nessun dubbio che ridurrà le nostre azioni più umane a dei volgari tropismi. È così che, p. es., segnalando i numerosi punti di attrazione, che, sotto forma di caffè o di osterie, attirano la folla degli uomini, egli creerebbe un enotropismo — che sarebbe il tropismo più diffuso, s’intende dopo l’eliotropismo. Descriverebbe un eliotropismo negativo per le varie specie di nottambuli; un nosotropismo per i medici ed un necrotropismo per i beccamorti; un fitotropismo per i giardinieri ed un bibliotropismo per gli studiosi... E non avrebbe del tutto torto, benchè non sia del tutto preciso il voler ridurre le nostre azioni, che sono il prodotto di fattori complicatissimi, a semplici reazioni provocate da stimoli altrettanti semplici, rivestendo poi il tutto con alcuni termini a pretese scientifiche.

Del resto numerosi ed abili osservatori della vita animale non hanno tardato a rilevare l’assoluta insufficienza della teoria dei tropismi. Il Bonnier esamina nell’Année psychol. (XIII, p. 25 ss.) la spiegazione tentata, per mezzo dei tropismi, delle principali attività delle api, che rivelano o sembrano rivelare un’in-