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A questo complesso di proposizioni formali di carattere quasi esclusivamente negativo si riduce, secondo lo Spir, tutto quello che la conoscenza può affermare della realtà assoluta: non è possibile quindi intorno a questa un vero sapere, non è possibile (nel senso antico della parola) una metafisica (W., I, 2). Anche solo questa conoscenza negativa è tuttavia sufficiente alla ragione per giudicare alla luce di essa la realtà empirica e dirigere in accordo con questo giudizio il sentimento e l’azione.


VI. — Rivolgiamo pertanto di nuovo i nostri sguardi al mondo deiresperienza per considerarne i rapporti con l’essere incondizionato. La legge fondamentale del nostro pensiero ci ha condotti a formulare il principio: la realtà assoluta deve essere identica con se stessa, incondizionata, unica, immutabile. Ora lo sguardo più superficiale sul mondo empirico ci mostra che questo, pur non contraddicendo a tal principio direttamente, in nessun punto vi corrisponde: e che quando noi crediamo di trovare in esso un’unità qualsiasi, essa è il frutto di quella naturale illusione che abbiamo sopra analizzato. Tanto il mondo corporeo quanto l’io conoscente si riconducono a qualità od attività che risultano da rapporti e da condizioni: inoltre e l’uno e l’altro sono una successione di stati passeggeri nella quale l’unico elemento costante è dato da una concatenazione interiore che non è se non il riflesso, nella natura, della unità della norma assoluta. Se quindi la sola realtà normale per lo spirito è la realtà incondizionata, la realtà empirica è una realtà che non risponde alle esigenze della norma, è una realtà anormale, e perciò dolorosa. Il dolore è uno stato che non può stare simile a sè, che implica la tendenza a passare ad un altro stato, e negare se stesso. Quindi nel dolore la natura delle cose pronuncia essa stessa il giudizio sopra il suo stato, nega e condanna sè come anormale: il dolore esprime nella sfera del sentimento la verità di ciò che proclama nella sfera del pensiero la legge dell’intelligenza: vale a dire che la verità vera è la realtà identica, pura, che non può contenere la tendenza a divenir altra, a contraddire se stessa e che la realtà empirica, la quale contiene in sè lo stimolo ad annullare il suo stato presente implica in sè qualche cosa d’anormale, la contraddizione e l’errore per l’intelligenza, il male e il dolore pel sentimento. Il dolore prova