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ma, il materiale delle impressioni sensibili in un mondo esteriore sostanziale.

Lo spazio e la causa sono le due forme a priori che organizzano il complesso delle sensazioni: ma che cosa sono in ultimo, donde vengono questi elementi della nostra realtà empirica? Escono forse dal nulla per ricadere quindi nuovamente nel nulla? la regolarità e la concatenazione mutua delle sensazioni ci vietano di accogliere quest’ipotesi. Il contenuto delle sensazioni esiste sempre, anche quando non entra nel campo delle sensazioni attuali; pur non costituendo nè un mondo di corpi, nè una realtà in sè, che sia causa delle sensazioni, esiste realmente in una forma altra da quella che ci è nota per le sensazioni. «Il medesimo contenuto dato, che ci presenta nella percezione diviso in una molteplicità di fenomeni isolati, esiste indipendentemente dalla percezione come un molteplice fra sè collegato e rimane, anche quando non è percepito, dal lato opposto alla percezione, nel suo collegamento originario. Tale collegamento non può manifestarsi nella percezione che indirettamente e cioè come uniformità e regolarità nelle successioni e nelle coesistenze degli elementi reali percepiti. Questa esistenza occulta dal contenuto percettivo è la sua «possibilità», la sua «potenza», donde esso passa nella sua realtà a noi data nella percezione per ritornarvi di nuovo, sempre secondo leggi invariabili» (W., I, 421). Questo principio attivo ed unificatore della realtà sensibile è la «Madre Natura», è il principio dell’esistenza empirica; che non è però nè la materia, nè un principio fisico nel vero e proprio senso della parola. Noi non possiamo chiamarlo una coscienza, perchè ad esso è originariamente straniera la distinzione fra io e non io, essenziale alla coscienza (W., I, 440); ma è come il substrato, la matrice universale delle coscienze empiriche, che collega queste fra loro ed inizia quell’unificazione apparente del suo contenuto, che ha poi nel soggetto empirico la sua esplicazione più perfetta. Esso è, come vedremo, il principio della imperfezione e del male, la radice della molteplicità e della dipendenza. E tuttavia non è il male assoluto nè la molteplicità assoluta: perchè contiene in se stesso una certa verità, per la quale può adattarsi, in apparenza, alla norma suprema del pensiero: sotto questo aspetto Spir lo chiama anzi talora «la manifestazione di Dio», ma in forme che sono a questo stra-