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del Bain e dello Stuart Mill: ciò non contraddice punto alla sua apriorità. Notiamo di passaggio che il tempo è invece secondo lo Spir un dato empirico, non una forma del senso: le successioni del contenuto ci sono date così immediatamente come il contenuto stesso. È vero che noi non apprendiamo direttamente il tempo come un elemento, allo stesso modo che i suoni, ecc.; ma esso è sempre il risultato d’una semplicissima induzione spontanea, fondata sull’esperienza e non d’una costruzione formale a priori (W., I, 135 ss., 341 ss.) 1.

La forma dello spazio è una specie di compromesso fra la norma suprema che ci sospinge a vedere in ogni dato un incondizionato e la molteplicità contingente e mutevole del dato: l’unione simultanea del diverso in un oggetto sostanziale dotato di proprietà diverse è certo ancora sempre qualche cosa di contradditorio, ma la contraddizione sfugge alla coscienza volgare. Più intuitiva si presenta invece alla coscienza la contraddizione inerente all’unione successiva del diverso: se nell’oggetto Y lo stato B succede allo stato A, anche la coscienza volgare non può non avvertire che si produce una differenza nell’oggetto, ciò che non potrebbe aver luogo, data la natura identica ed immutabile della sostanza. Onde essa è forzata, per rimanere in accordo con la norma suprema, a vedere nel mutamento non una differenziazione interiore della sostanza, ma un mutamento esteriore risalente a qualche cosa d’altro, a vedere cioè in esso l’effetto d’una causa. «Appunto perchè secondo la legge del nostro pensiero ogni distinzione interna è straniera all’essenza d’una cosa in sè, solo una sostanza semplice è per noi un oggetto normale e la permanenza d’una tale sostanza il solo modo normale di esistere: tutte le distinzioni e i mutamenti invece che avvengono in una cosa, sono il sintomo di influenze esteriori e straniere, la conseguenza di cause e condizioni esteriori» (W., I, 198). Sebbene quindi raramente lo Spir metta la causa accanto allo spazio come una forma a priori parallela, noi possiamo esplicitamente riconoscere che in fatto lo spazio e la causa sono secondo lo Spir le due forme a priori, per mezzo delle quali l’intelletto nostro ordina, per uniformarsi alla sua legge supre-

  1. Cfr. Zacharoff, Spir’s Theoret Philos. 1910, 33-38: