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senso della parola, una filosofia popolare, non è certamente illegittimo augurare che la sua nobile figura di uomo e di filosofo diventi più famigliare ai pochi spiriti migliori, nei quali anch’egli senza dubbio sperava, quando, nonostante la sua apparente rassegnazione all’amaro destino, si applicava con tanta costanza ad assicurare all’umanità i risultati del suo pensiero. Al quale fine certo servirebbe indirettamente anche la fondazione, che da lui prende il nome, quando venisse determinatamente rivolta a fini più consentanei con la personalità cui è consacrata. I suoi concittadini, assicurandone con gelosa cura la conservazione, hanno obbedito al presentimento della grandezza del filosofo ed al nobile sentimento, per cui già nell’antichità pagana ogni città conservava il nome e la tomba dei suoi eroi e consacrava loro altari e templi per tramandarne nei secoli la fama. Ma il grande cittadino d’Intra è un eroe d’una natura particolare: egli è un filosofo, non un guerriero, un santo od un uomo politico. Meglio avrebbero quindi provveduto alla celebrazione del suo nome i cittadini di Intra, se invece di convertire la fondazione Ceretti in un istituto comune di coltura popolare, avessero dato in Italia il primo esempio d’un’istituzione dedicata al progresso degli studi e della coltura filosofica: questo sarebbe stato il più degno e più vero omaggio che essi avrebbero potuto rendere al grande filosofo, che fu loro concittadino.