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della sua oscurità) contano poco per entrare nel regno della gloria. La celebrità è il salario che il pubblico paga a quelli che ne seguono e ne accarezzano le tendenze. Anche i grandi scrittori ed i grandi filosofi, degni della gloria e benemeriti dell’umanità, non sono mai gloriosi per la vera ed essenziale dignità del loro spirito, ma sono stati illustrati dalla fortuna o dal fatto che i loro principii hanno servito o servono a qualche interesse dominante. Chi serve la pura causa dello spirito non ha perciò alcun diritto alla celebrità: che del resto non sarebbe per lui se non una vanità ed una molestia. Anzi anche un pericolo: perchè chi si lascia lusingare dalla celebrità deve necessariamente prestare attenzione agli irrazionali capricci dell’opinione ed in questo culto disimparare il culto della verità e della coscienza. Per illustrarsi nella pubblica opinione bisogna sempre un poco degradarsi davanti a se stesso. Ma perchè allora scrivere se il filosofo deve, come vuole Ceretti, essere indifferente non solo al biasimo ed alla lode, ma anche alla pubblicazione dei suoi scritti? Il filosofo scrive solo per sè, per fissare a sè la storia della sua coscienza, per tenere a sè presente tutta la ricchezza del suo svolgimento e trovare nella sua genesi il fondamento del suo ulteriore progresso.

Cifro le carte in bruno,
Carte che guarderà sguardo nessuno:
Ma io penso e ’l pensier scrivo
E ’l pensier, vita della vita, vivo.

L’oscurità immeritata che avvolse il nome del Ceretti anche dopo la morte sembrò dare ragione alle sue ironiche riflessioni e previsioni circa il destino dei filosofi. Tanto più grati dobbiamo essere perciò alla figlia del filosofo, che con pietà illuminata volse ogni suo pensiero a togliere dall’ingiusto oblio la fama paterna curando la pubblicazione della Panlogica in veste italiana ed assicurando la conservazione delle reliquie manoscritte: e con eguale riconoscenza salutare l’opera dei suoi concittadini, che gli hanno eretto un monumento ed un altro assai più solido monumento gli hanno consacrato nella fondazione dedicata al suo nome ed all’opera sua. Ma se è vano attendersi che la filosofia del Ceretti possa mai diventare, anche nel miglior